Verso “La Città dello Sport”

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Un tempo i grandi problemi si risolvevano con un bicchiere di alcolico (quindi niente Crodino) o una partita a ping-pong: citofonare Nixon per i dettagli. Tale e quale alla situazione attuale del Belpaese — se solo non assomigliasse piuttosto a un gigantesco Risiko in cui tutte le missioni assomigliano a «distruggi tutte le armate verdi, nere, magenta, lillà e a pois, conquista dodici continenti e sbarca su Giove».

E in tutto ciò c’è chi gongola sul proprio successo (a scapito del Paese) e chi cerca di mantenere la propria poltrona (a scapito del Paese). Si parla di soluzioni tecnico-politiche (no, grazie), di governi di minoranza (in Svezia riescono, da noi meno) e quant’altro. C’è persino
chi
si mette a parlare dei microchip sottopelle (ancora questa storia?). Dovremmo pensare cosa sarebbe successo se a tirar fuori certi argomenti fosse stato qualcun altro della “vecchia” politica.

A ogni modo, come diceva Flaiano, «La situazione politica in Italia è grave ma non è seria». E questo si ripercuote su tutto. Perché, e qui finalmente cerco di andare al punto, è singolare che proprio in questo momento storico sia andata a fuoco la Città della Scienza. Non è questa la sede per fare valutazioni approfondite, ma nel frattempo registriamo il fatto: instabilità e incertezza, e un patrimonio di una città (e della nazione intera) che va rapidamente in fumo.

Tutto questo per dire soltanto una cosa: con il rogo della Città della Scienza, se n’è andato anche un pezzo di sport: all’interno delle mostre Futuro Remoto, infatti, nel 2000 c’era stato spazio per approfondimenti sotto il titolo Sport!: una palestra per esercitarsi, informazioni su agilità, muscoli, riflessi, sforzo, forma fisica, e un’area interattiva per sperimentare le leggi della fisica nel contesto sportivo.

Perché è vero che lo sport è passione, ma fermarsi qui sarebbe riduttivo. Pensiamoci bene: c’è tanta fisica nella pallacanestro, tanta tecnologia nei motori, tanta tecnica nell’atletica. E a volte, invece di sottovalutare le nostre discipline, si trova persino chi è disposto ad analizzare a fondo ogni idea. Tutto sommato, pensiamoci bene: persino il doping è un modo scientifico di guardare allo sport; sbagliato, ma scientifico; e in quanto tale è degno di interesse.

Ma la domanda vera, quella che ci viene dalla politica e dalla Città della Scienza, è: quale futuro remoto immaginiamo per il nostro paese? E quale futuro remoto vediamo, nel nostro paese, per la nostra “Città dello Sport”? Più provo a guardare il vortice al centro del logo di FuturoRemoto, più ho l’impressione che la sentenza possa essere più ardua del preventivabile.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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