AZ, che ti succede?

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Cosa porta una squadra che ha vinto un titolo olandese nemmeno quattro anni fa e tre anni fa giocava la Champions League a essere quindicesima in classifica e a due passi dalla zona retrocessione? Perché pur avendo il quarto miglior marcatore stagionale in rosa l’AZ ha racimolato appena 25 punti (media secca di uno a partita)? Come mai la compagine di Alkmaar ha racimolato un solo punto nelle ultime cinque partite di Eredivisie ma è in finale di Coppa d’Olanda?

Per iniziare col piede giusto, occorre ricordare che l’AZ è tradizionalmente una squadra di medio-alta classifica che talvolta compie degli exploit e non può essere considerata davvero una grande del calcio olandese (status che invece compete alle più blasonate Ajax, Feyenoord e PSV Eindhoven) né per risorse, né per blasone, né per continuità di risultati.

In quest’ottica, è importante notare come l’anno prima di laurearsi Landskampioen, i Fabbricatori di Formaggio giunsero appena in undicesima posizione. Quell’incredibile vittoria dipese soprattutto dal fatto che l’autentica star della squadra non scendeva in campo ma piuttosto sedeva in panchina. Si parla ovviamente di Louis Van Gaal, che lasciò l’AZ subito dopo il titolo nazionale per cercar fortuna in Germania col Bayern Monaco (centrando al primo anno l’accoppiata Bundesliga & Coppa di Germania più la finale di Champions League persa con l’Inter). A Van Gaal succedette Koeman che però non riuscì a rinverdire i fasti dell’anno precedente e venne esonerato già nel dicembre 2009 per essere sostituito da Advocaat che, perlomeno, condusse la compagine a un piazzamento finale valido per l’Europa League.

Da quel momento in poi lo score in campionato dell’AZ è sempre stato un’altalena nella metà alta della classifica, centrando bene o male sempre una posizione valida almeno per i preliminari di Europa League. Anche all’inizio di quest’anno gli olandesi si erano qualificati per giocare i preliminari ma il sorteggio gli ha posto di fronte, in agosto, l’Anzhi di Eto’o e Zhirkov: troppo ostica la squadra del Daghestan e AZ a casa prima ancora di cominciare davvero il suo cammino europeo.

Ad Alkmaar, in realtà, hanno cercato di sfruttare la buona annata dello scudetto più per monetizzare (sul breve periodo) e ripartire (da lì in poi, ogni anno) con una nuova squadra di giovani, spendendo la gran parte delle risorse per accaparrarsi, più che i migliori giocatori, i migliori allenatori su piazza (Van Gaal, Koeman, Advocaat), teoricamente in grado di poter far esplodere la miriade di talenti che ogni estate la dirigenza acquisiva a prezzo modico in modo da poter cedere poi i migliori calciatori già “maturati” a squadre più blasonate monetizzando: una sorta di riedizione dell’attuale filosofia dell’Ajax, con l’unica differenza che i Lancieri producono i propri talenti già nel loro vivaio. In realtà, quest’operazione è riuscita quasi esclusivamente coi giocatori protagonisti della cavalcata 2008/2009, senza invece ripetersi nelle stagioni successive. Tra i protagonisti di quel trionfo infatti troviamo El Hamdaoui, De Zeeuw, Sergio Romero, Simon Poulsen, Niklas Moisander, Pellè, Moussa Dembélé, Lens, Stijn Schaars: tutta gente che, con alti e bassi, si è comunque costruita una carriera di medio-alto profilo dentro o (perlopiù) fuori dall’Olanda e di cui l’AZ non è più stata in grado di trovare degni sostituti.

Capitolo Altidore: indubbiamente il centravanti americano è l’uomo simbolo odierno dell’AZ, forse l’unico esponente dell’attuale rosa che avrebbe anche potuto essere parte di quella parzialmente sopracitata. In realtà, la coesistenza di Altidore e del quindicesimo posto è presto spiegata: l’attaccante segna a ripetizione, verissimo, ma è l’unico a farlo. L’intero reparto avanzato dell’AZ, tolto il ragazzone a stelle e strisce, ha messo insieme la miseria di quattro reti, la cui paternità è condivisa da Gudmundsson e Beerens (deludentissimo Overtoom, ancorché inguaiato fisicamente, ha messo a referto solo una rete in 5 caps). Non molto per una squadra che gioca col 4-3-3 e dunque schiera regolarmente un tridente… Il secondo miglior realizzatore di squadra è peraltro il centrocampista Maher, con 5 gol; tutti i suoi compagni di reparto e i difensori hanno invece siglato, nel complesso, solo altrettante marcature, per un totale di squadra di 32 gol: pochissimi in Eredivisie.

Per concludere, al momento la crisi dell’AZ sembrerebbe senza uscita: l’incapacità di portare in rosa giocatori che fossero davvero all’altezza dei vari El Hamdaoui o Schaars (o almeno Rasmus Elm, talento svedese esploso in Olanda dopo lo scudetto e ceduto allo Spartak Mosca quest’estate) ha dunque costruito una rosa non all’altezza delle prestazioni della squadra nella seconda metà degli anni 2000 e persino la finale di coppa d’Olanda ottenuta quest’anno sconfiggendo le seconde e terze linee dell’Ajax senz’altro non basta a riscattare la stagione. La cessione di Altidore che già si prefigura per la prossima finestra di mercato non può che aggravare l’attuale situazione.

Mala tempora currunt in quel di Alkmaar…

Giorgio Crico
Giorgio Crico
Laureato in Lettere, classe '88. Suona il basso, ascolta rock, scrive ed è innamorato dei contropiedi fulminanti, di Johan Cruyff, della Verità e dello humour inglese. Milanese DOC, fuma tantissimo.

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