L’Inter vede luce in fondo al tunnel: tre punti e un Principe ritrovato

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Stramaccioni può finalmente tirare un sospiro di sollievo: il test contro il Chievo non era sicuramente dei più probanti, ma la prestazione offerta dall’Inter (amnesie difensive escluse) è stata senza dubbio soddisfacente.

La melodia più lieta l’hanno intonata i tifosi nerazzurri, che al gol di Milito hanno festeggiato come non mai, sia perché di fatto quella rete sigillava una vittoria fondamentale per accorciare le distanze dalla Lazio, sia perché il Principe era mancato tanto nelle scorse settimane, quando la porta avversaria sembrava essersi ridotta nelle dimensioni. Inoltre Diego ha saputo dare quella geometria e quell’appoggio centrale che per caratteristiche tecniche e fisiche non è in grado di dare nessun altro attaccante della rosa di Stramaccioni.
Questo dev’essere un punto di partenza, però, perché è difficile immaginare un’Inter pericolosa offensivamente senza che il numero 22 sia in campo e, soprattutto, fisicamente e mentalmente coinvolto dai propri compagni. Cassano, poi, ha saputo servire a meraviglia i propri compagni, ed è servito un ottimo Puggioni (papera sul primo gol esclusa) per disinnescare ogni singolo tentativo di Cambiasso, Palacio e soprattutto Gargano.
Proprio la presenza del Principe è fondamentale in tutto e per tutto: lo stesso Cassano, con la presenza di Milito nell’undici titolare, può far partire le proprie scorribande dall’out di sinistra, posizione da lui preferita; e sappiamo benissimo quanto l’Inter di Stramaccioni, in attacco, dipenda dalle invenzioni del numero 99.

Non solo il tridente, Stramaccioni può esultare anche per l’alchimia (quasi) perfetta ritrovata a centrocampo. L’assenza di Kovacic ha costretto Cambiasso a giocare titolare dal primo minuto nell’inedito ruolo di mezz’ala destra, mentre a Kuzmanovic sono state affidate le chiavi del gioco nerazzurro, con risultati ottimi sia dal punto di vista delle geometrie che dell’affiatamento con i suoi nuovi compagni: l’unico neo del serbo, se proprio lo si vuole trovare, pare essere la velocità di gioco, visto che i passaggi – anche quelli più difficili da eseguire – sono quasi sempre arrivati al destinatario, ma spesso con qualche secondo di ritardo. Emblematica quella palla persa davanti alla difesa, che con un pizzico di sfortuna avrebbe potuto causare più di una semplice preoccupazione ad Handanovic. Anche Gargano, finalmente liberato dai poco graditi compiti in regia, ha potuto dare il meglio di sé stesso, sfoderando un paio di inserimenti in area che, con più freddezza e meno sfortuna, avrebbero potuto portare l’uruguaiano al gol. La quantità non è mai stata messa in discussione, la qualità del centrocampo nerazzurro invece sì: ed ecco che, proprio per questo motivo, la standing ovation di San Siro per Stankovic, oltre che per evidenti motivi sentimentali, appare scontata anche da un punto di vista prettamente tecnico.

Anche nelle serate migliori, però, l’Inter sembra proprio non volerne sapere di essere una macchina perfetta: sono state evidenti, soprattutto all’inizio del match, le disattenzioni difensive che hanno portato prima Acerbi e poi Rigoni a tu per tu con Handanovic: e se nel primo caso ci ha pensato il centrale difensivo ex Milan a sbagliare, nel secondo invece è arrivato puntuale il gol del pareggio che avrebbe potuto compromettere l’andamento di un incontro che, per come si era messo, pareva in discesa. Le distanze tra Ranocchia e Juan Jesus vanno ancora registrate, soprattutto per demeriti tattici del brasiliano, che da questo punto di vista ha parecchi margini di miglioramento. La sensazione è che l’assenza di Samuel pesi moltissimo nei meccanismi difensivi dell’Inter, a cui ha contribuito senza dubbio la confusione di Stramaccioni nel decidere se utilizzare la difesa a tre oppure a quattro. Discorso diverso per Zanetti e Nagatomo, autori ieri sera di una buona partita: e se per l’eterno capitano nerazzurro questa non è una novità, il giapponese invece veniva da un periodo molto difficile, complice l’infortunio che lo aveva tenuto lontano dal campo nel periodo post-natalizio.

Ora inizia un periodo abbastanza duro per i nerazzurri, impegnati per due giovedì consecutivi contro i rumeni del Cluj, che prima faranno visita a San Siro, e poi ospiteranno l’Inter nella propria patria; in campionato, invece, occhio al prossimo trittico di incontri. Doppia trasferta a Firenze e a Catania, campi in cui è senz’altro difficile giocare e soprattutto fare risultato, e nel mezzo la ciliegina del derby “casalingo” contro il Milan dell’ex Balotelli; visti i cori dedicati ieri sera a SuperMario, si prevede un clima rovente.
La Champions League adesso è distante solamente un punto, e la crisi di risultati della Lazio fa ben sperare, complice la lunga assenza di Klose. Occhio al Milan, però, che vuole tornare a sognare e ad alzare la cresta grazie al suo giovane tridente: il campionato, almeno nella lotta per il terzo posto, resta apertissimo e ricco di sorprese.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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