Il calciomercato in crisi

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Il tifoso milanista esulta, qualcun altro si perplime e riflette su cosa sia diventato il calciomercato ai giorni nostri. Ma andiamo con ordine.

Dicevo che il tifoso milanista esulta, e ne ha ben donde: è arrivato un talento importante (che, se solo si decidesse a lavorare sugli spigoli caratteriali e sulla tecnica, beh, non sappiamo neanche dove potrebbe arrivare…), giovane, e nell’arrivare ha di fatto portato uno sgarbo ai cugini. Una specie di triplete: un rinforzo per il presente, e per il futuro, e la soddisfazione di vedere i cugini che, in via Turati, incassano il colpo.

A dire il vero, qualche colpo lo hanno incassato anche alcuni milanisti: poco chiari i motivi dei tafferugli fuori da “Giannino”, di certo da tutte le parti si è persa l’ennesima occasione per dimostrare che il calcio non è solo isteria collettiva. Posso essere felice per una vittoria, ma non picchierei mai nessuno in caso di sconfitta, per esempio.

A ogni modo, l’arrivo di Balotelli a Milano (più volte accennato nei mesi passati: finalmente si è fatta, e potremo smettere di parlarne) pone almeno un interrogativo. No, non mi riferisco a pettegolezzi sul ragazzo, bensì alla salute del nostro calcio, e nello specifico del nostro calciomercato.

Perché ci si può scherzare sopra (come ha fatto il nostro Michael Paci nella sua ultima vignetta), ma il fatto è che un’impressione supera tutto il resto: oltre ai soldi, abbiamo finito anche le idee. Balotelli, colpo grosso: sicuramente, certo. Ma perché, e per chi? In altre parole: fermo restando che acquistare (per 20 milioni e spiccioli: neanche troppo, a pensarci bene) l’attaccante della nazionale (nonché co-capocannoniere degli ultimi Europei) è un gran colpo, bisogna chiedersi quali motivi vi siano dietro.

Disponibilità finanziaria? Più che altro, generosità del padrone (una cosa più che legittima, ma difficilmente replicabile altrove). Reale bisogno di rinforzi nel reparto d’attacco? Direi di no, visto che El Shaarawy è una realtà e che Niang sta pian piano emergendo. Bisogni extracalcistici? Colto comunque in fallo, Massimo Moratti lo ha suggerito tra le righe: «Balotelli è una cosa utile a Berlusconi per mille motivi», e chi vuole intendere intenda. (Per dire: stavolta non si poteva fare la pantomima di trattenere Kaká, perché i migliori se n’erano già andati in estate.)

Comunque sia, senza scendere in questioni politiche, il punto è un altro: che il mercato del Milan risulta paradigmatico della situazione del nostro calcio. Un acquisto eterodiretto, compiuto da uno dei pochi proprietari che problemi non ne hanno. Dalle altre parti cosa si dice? Che non ci sono soldi. Nessuno che pensi che magari, in questo momento, da qualche parte nel mondo (magari in Sudamerica, patria di troppi giocatori “europei”) sta venendo su un ragazzo promettente e soltanto da lanciare al costo di un’unghia, rispetto a certi altri.

In Olanda, al Twente, un calcolo del genere lo hanno fatto alcuni anni fa: era il 2007 quando dal Joinville veniva prelevato Douglas Franco Teixeira. Difensore, quindi fa sognare poco, ma fa vincere di più: con lui in campo, l Twente (non una grande di Olanda) ha portato a casa un campionato, una Coppa d’Olanda e due Supercoppe. È uno dei migliori centrali del continente, eppure nessuno pensa mai a lui. Ma non voglio dare consigli per gli acquisti: mi limito a pensare che il mondo sia pieno di giocatori poco noti eppure perfetti per certe squadre; senza bisogno di andare a cercare soluzioni troppo strane. Zeman, per dire, è un maestro nel trovare giocatori del genere: Castán, prima di quest’estate, non lo conosceva nessuno (per tacere di Marquinhos), oppure mi basta pensare al recupero di un portiere come Anania, dalla Seconda Divisione alla promozione in Serie A.

Con questo non voglio certo sminuire la gioia di chi ha appena visto la propria squadra del cuore fare uno sforzo per aggiungere un tassello “di nome”, anzi; però non posso non pensare a come tante altre squadre non riescano più a far quadrare il cerchio. È come dover recitare la parte di un ciccione: a Hollywood gli attori ingrassano apposta, da noi un tempo si metteva un cuscino sotto la camicia, e nessuno si scandalizzava.

Oggi neanche quello: o si punta in alto, oppure non vale la pena pensarci; o le luci dell’ATA Hotel oppure non sei nessuno. Come la dicotomia “talento e tecnica”: costantemente alla ricerca del primo, si finisce per non insegnare più la seconda. Che è l’unica cosa che si può imparare, poi. Invece di mostrare sempre e solo i muscoli (vedi foto).

In tutto ciò, se proprio devo darvi un consiglio, vi dico questo: visto che stasera il calciomercato chiude i battenti, da domani vi conviene dare un’occhiata alla Coppa d’Africa, che è meglio. E la nostra squadra la sta seguendo a fondo da alcune settimane, come nessun altro in Italia. E merita più di un crack al calciomercato.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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