Esclusiva Mp – Nikki Matarazzo (Torres): “La Champions? Felicità immensa”

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Centrocampista, classe 1988, viene dal Canada. Sì, dal Canada. Terra di hockey ma anche, evidentemente, di calcio femminile. Vero che la grandissima Carolina Morace, una delle più grandi giocatrici della storia, del Canada ha allenato la nazionale, ma chi si sarebbe attesa una storia come quella che vi stiamo per raccontare? Eccoci a tu per tu con Nikki Matarazzo, già in Serie B e Serie A2 con la maglia del Villacidro, ora in forza alla Torres. La squadra più blasonata d’Italia, al giorno d’oggi. Il rullo compressore che domina la Serie A. Con uno sguardo sulla Champions. Le prime domande finiscono allora per essere biografiche. C’è da raccontare, da spiegare. Una vicenda fra le mille che colorano lo sport, che meriterebbero d’esser raccontate.

Nikki Matarazzo, 22 anni e una carriera atipica…

La mia storia calcistica non segue il percorso “normale” di una calciatrice canadese. Ho iniziato a giocare a calcio quando avevo cinque anni, con i maschi nel mio paese. Quando poi mi sono resa conto che questa disciplina mi aveva proprio rubato il cuore, ho deciso, con il permesso dei miei genitori, di provare cimentarmi a un livello un po’ più competitivo. Fino a 17 anni, ho giocato in vari campionati in patria e la mia ultima squadra, prima di trasferirmi in Italia al Villacidro, è stata la Queens University. Da adolescente, sotto gli allenamenti di Joe Parolini , un mister che ha sempre creduto in me, ho avuto l’opportunità di migliorarmi sia tecnicamente che tatticamente. Poi, l’estate prima di andare all’università, ecco la mia chance di essere allenata da Carolina Morace e Betty Bavagnoli.

L’Italia nel destino, insomma. 

Beh sì, perché proprio in quegli allenamenti ho visto per la prima volta, Betty Cardia, mio primo mister italiano a Villacidro. Grazie a Joe, Carolina e Betty, sono stata invitata per degli allenamenti con l’ASD Roma, nel Febbraio del 2009. Quell’esperienza romana mi ha fatto davvero capire che volevo giocare in Italia. L’ho vista (e la vedo ancora) come un’occasione di crescita, sia dentro che fuori dal campo. Fortunatamente, sono tornata in Italia a Frosinone il Giugno successivo (dopo il mio primo anno di università) per giocare in un torneo con la mia squadra canadese. È stato a questo torneo che dirigenti e mister del Villacidro mi hanno proposto di giocare con loro il campionato di 2009-2010.

Foto Davide Porcu
Foto Davide Porcu

Ti sentivi pronta, così presto? 

A 18 anni, ero un po preoccupata di lasciare la mia famiglia, i miei amici…Il mondo che conoscevo…Ma sapevo che era un treno da non perdere: fare quello che amo, nel paese dove calcio è popolarissimo. La decisione è diventata facile: dovevo accettare. Una volta presi accordi con la mia università, per poter proseguire i corsi online, nell’estate 2009 eccomi arrivata a Cagliari, per seguire un sogno. Pensavo di giocare per un anno e poi tornare in Canada! Pero adesso, quattro anni dopo, ci sono ancora, e non tornerei mai indietro, anzi ogni giorno non vedo l’ora di andare avanti e giocare la partita successiva.

Come ti descriveresti, come calciatrice?

Come calciatrice, sono attenta alla difesa. Mi concentro molto nella marcatura dell’avversario, nell’anticipo, e nel recupero della palla. In campo, cerco di dare tutto, sia per me stessa che per la mia squadra. Considero il sacrifico e il determinazione due caratteristiche molto importanti: cerco di dimostrarlo ogni volta che entro nel campo. La cosa fondamentale è divertirsi, perciò, si tratti di una partitella fra amici o della Champions League, entro sempre con un sorriso. Il mio obiettivo è di migliorare sempre. Si può imparare qualcosa da ogni campagna di squadra, dal mister e dagli avversari.

Prima di Sassari, gli anni di Villacidro, in Serie B e Serie A2. Che ricordi hai dell’esperienza nel Medio-Campidano?

Esperienza indimenticabile. A livello calcistico, mi sento d’esser migliorata tanto tatticamente,  grazie a Betty Cardia. In quei tre anni, Betty ci ha insegnato moduli che non conoscevo. Insomma è stata un’esperienza di crescita vera. Che ricordi poi la promozione in A2…Ho bene in mente la partita, serviva una vittoria per salire. Una soddisfazione come quella del triplice fischio non l’avevo mai provata. Tutte diedero il meglio di sé, con voglia e grinta. Momenti simili ti fanno davvero apprezzare il calcio. Al livello personale, l’amicizia con molte compagne di squadra la porterò sempre con me. Dal primo giorno, mi hanno accolto “all’italiana”, a braccia aperte. Sono sicuro che la crescità nel Medio-Campidano mi ha preparato per la Serie A. 

Foto Tore Madau e Torrescalciofemminile.it
Foto Tore Madau e Torrescalciofemminile.it

Hai la doppia cittadinanza, sei stata tesserata come italiana. A che punto è il calcio femminile il Canada? Che differenze ci sono col nostro?

Non è facile per me a parlare del calcio femminile in Canada perché non ci gioco da quattro anni. Credo comunque che, a livello generale, le cose siano cambiate grazie all’influenza di Carolina Morace e Betty Bavagnoli, durante la loro esperienza con la nazionale. Nonostante i cambiamenti, ci sono delle differenze notevoli. Da noi le ragazze sono allenate per diventare forti fisicamente. La forza nelle braccia e quella nelle gambe sono considerate caratteristiche essenziali, si punta di più sulla potenza. In Italia, il gioco è tattico e tecnico. Tenere la palla fra i piedi, fare passaggi precisi…Si gioca palla a terra, mentre in Canada si punta sui lanci lunghi. Poi certo, tutto il mondo è un paese e vedo che nel 2013 il gioco è sempre più universale. Combinare fisico e tecnica ha permesso per esempio al Canada di conquistare il bronzo a Londra 2012. 

Cosa significa passare dalla Queens University alla Champions League?

Un grande passo in avanti. Ora posso giocare a livello internazionale, partendo da ciò che ho imparato giocando con la Queens University. Si tratta di una squadra molto forte, che ha vinto tre titoli nazionali universitari. Ma la Champions è la Champions. È il sogno di ogni giocatrice. Non ci credo ancora…

Ti ringrazio, Nikki. E come ormai è abitudine, ti chiedo di togliermi una curiosità: nel calcio maschile, che squadra tifi?

Manchester United e Juve! 

Matteo Portoghese
Matteo Portoghese
Sardo classe 1987, ama il rugby, il calcio e i supplementari punto a punto. Già redattore di Isolabasket.it e della rivista cagliaritana Vulcano, si è laureato in Lettere con una tesi su Woody Allen.

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