Esclusiva Mp – Fabio Montecalvo: “L’Europeo 2020 in più paesi? Sarebbe un passo avanti per gli Stati Uniti d’Europa”

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Fabio Montecalvo, presidente della World Football Management e della FM Communications, azienda che si occupa di marketing a livello internazionale, ci ha gentilmente concesso un’intervista a 360° sul mondo del calcio: enciclopedica la parte in cui ci ha raccontato di come rivoluzionerebbe il calcio italiano attraverso gli stadi, se solo le istituzioni ammorbidissero la propria linea.

La Juventus ha perso qualche punto nelle ultime uscite in campionato. Crede che sia ancora la squadra da battere, oppure il Napoli può impensierirla seriamente?

Resta sicuramente la squadra da battere. Il Napoli sta facendo progressi importanti, e questo lo sostenevo già da inizio stagione. La squadra di Mazzarri ha consolidato una posizione in classifica ottima, la squadra gioca a memoria, e in più ha un giocatore fenomenale che nessuno in Italia può vantare: Edinson Cavani. Tuttavia credo che quello della Juventus sia solo un calo fisiologico normale, per un club che è psicologicamente impegnato su più fronti. Per questo motivo può avere qualche passo falso in più rispetto alle rivali, ma è stata costruita come una macchina da guerra, e credo che con gli innesti che Marotta sta studiando a tavolino la situazione possa essere ancora più rosea anche in Europa.

Gli episodi di sabato sera hanno scatenato l’ira di tutto il mondo bianconero, ma in particolare quella di Antonio Conte e Giuseppe Marotta. Crede che la reazione sia stata giusta, visto cosa è accaduto all’interno del rettangolo di gioco, oppure si è andati un po’ sopra le righe?

In un contesto in cui la Juve viene sempre accusata di essere la squadra privilegiata dagli arbitri e che condiziona il campionato, avendo pagato questo fatto anche con la retrocessione in Serie B, direi che la reazione di Conte e Marotta sia ampiamente giustificata. Il calcio di rigore c’era, in genere la Juventus non alza mai così tanto i toni, ma questa volta ha fatto bene, e credo che il calcio italiano debba comportarsi meglio nei confronti dei bianconeri.

Un altro caso che ha tenuto banco, negli ultimi giorni, è quello riguardante Wesley Sneijder. Alla fine chi ha avuto ragione e chi, invece, è stato penalizzato?

Secondo me la ragione sta nel mezzo: Sneijder è sempre stato un giocatore fondamentale per l’Inter, non a caso quando l’olandese era in forma, i nerazzurri potevano contare su un’arma in più. D’altro canto, però, i calciatori devono capire che in Italia la situazione è cambiata. Le società non possono più permettersi ingaggi così onerosi, indipendentemente dal Fair Play Finanziario, perché devono guardare all’utile, al margine operativo lordo e al bilancio.
L’Inter, però, non può accorgersi solo all’ultimo che Sneijder costa troppo rispetto a quello che offre sul campo: in questi anni i nerazzurri hanno speso tantissimo ottenendo poco (prima di Calciopoli non aveva praticamente vinto nulla) e i procuratori hanno sfruttato questo fattore, battendo cassa tutte le volte che si sono presentati davanti a Moratti. Quando però ti rendi conti che devi dimezzare gli ingaggi di molti giocatori, è normale che qualcuno possa non essere d’accordo, e preferisca separarsi dal club.
Concludendo i nerazzurri avrebbero dovuto avere un occhio di riguardo nei confronti di Sneijder, visto che li ha condotti a traguardi importanti ed è sempre stata una bandiera.

Cambiamo sponda di Milano: la vicenda Kaká sta avendo un notevole risalto nei media italiani e spagnoli. Crede che l’operazione possa andare seriamente a buon fine, oppure è solamente fantamercato?

Lavoro per il Real Madrid, e conosco bene l’ambiente rossonero. Proprio nei giorni scorsi, parlando con un addetto ai lavori del Milan, gli avevo consigliato di continuare a sperare nel ritorno di Kaká. Il Presidente Berlusconi gli vuole molto bene, ma è fuori da ogni dubbio che ci sia da chiarire una situazione di tipo contrattuale: so che ci stanno lavorando e lo faranno sino all’ultimo giorno di mercato, poi ovviamente nessuno sa esattamente se l’operazione verrà conclusa oppure no. Di sicuro ci sono alcuni aspetti su cui lavorare intensamente, ma quando due società come Milan e Real Madrid decidono di sedersi attorno a un tavolo per trattare, non ci sono problemi di sorta, ma si fanno vari tipi di valutazione, anche legate al calciatore stesso, piuttosto che soltanto a livello societario.

Si dice spesso che una delle differenze principali tra il calcio italiano e quello dei principali paesi europei derivi dalla gestione degli stadi. E’ vero, o si tratta soltanto di uno specchietto per le allodole?

Avendo prestato una consulenza al Real Madrid, sono in possesso dei dati ufficiali riguardanti il fatturato. Dei 500 milioni totali, un buon 25% deriva dallo stadio. Sono fermamente convinto che una diversa gestione delle strutture in Italia possa aiutare il nostro paese a colmare il gap con le maggiori potenze europee. Lo stadio diventerebbe un riferimento fondamentale, lo si frequenterebbe non soltanto per la partita, ma anche in altri tipi di situazione. Diventerebbe una vera e propria “town” del calcio, con ristoranti, bar, negozi e merchandising. Noi al Real Madrid abbiamo iniziato un progetto chiamato “Privilege Real Club”, ossia dopo aver capito che l’8-9% dell’affluenza del Bernabeu derivasse in realtà dal turismo e non dalle semplici partite, abbiamo creato un pacchetto in cui, a una cifra media di 200 euro, si riesce ad offrire un biglietto di tribuna, consegnato direttamente in albergo, un giro dello stadio visitando il museo, toccando il campo da gioco, visitando gli spogliatoi (non quelli originali) e, non per ultimo, accesso all’area hospitality prima della partita con buffet e distribuzione gadget. Una volta terminato questo giro, il turista finisce la propria “corsa” all’interno dello store ufficiale della società: qui l’80% dei turisti compra un oggetto, che sia un pallone, una maglietta piuttosto che il bicchiere o uno zainetto per il figlio. Si chiama vendita emozionale, ossia il cliente viene invogliato a comprare un gadget: anche io, se fossi texano e andassi nello stadio dell’Inter, sarei invogliato a comprare una maglietta da gioco direttamente nello stadio in cui questi campioni vivono, quindi si scatena proprio un’emozione che coinvolge il turismo stesso.

La legge sugli stadi in Italia è stata a lungo in discussione, senza però trovare alcuna via d’uscita. Che sta succedendo?

Si è arenata in parlamento, e questo non è positivo per il calcio nostrano. Non c’è ancora una regolamentazione che possa stabilire degli sgravi fiscali a favore di quegli imprenditori disposti a investire nel calcio italiano: per farlo serve snellire i contatti tra le società e la pubblica amministrazione. Una volta effettuato questo passo, allora sì che l’imprenditore straniero sarebbe interessato a investire il proprio denaro nel Milan o nella Roma. Aggiungo anche che sono in possesso di un progetto che, se riuscisse ad attirare l’attenzione di qualche magnate o sceicco, porterebbe lo stadio a essere non soltanto il cuore della squadra, ma della città intera, rivalutandolo come polo turistico (e sociale) a 360 gradi.

Concludiamo con una domanda riguardante l’Europeo 2020: Platini vorrebbero portarlo negli stadi di tutta Europa. E’ convinto che sia un progetto interessante, oppure è contrario?

Questa è una domanda da un milione di dollari. Detta così, è un’idea fantastica: Platini è molto intelligente, ma non ho idea di cosa gli stia frullando in testa. Se il suo progetto fosse davvero quello di portare l’Europeo 2020 negli stadi di tutta Europa, mi sento di dire che sarebbe un grande passo avanti per gli “Stati Uniti d’Europa”. Ogni nazione sarebbe protagonista, e la competizione diventerebbe una specie di “piccolo Mondiale” all’interno del continente Europeo: magari Platini riuscisse a portare a termine questo progetto.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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