Il punto sulla Serie A: giornata 14

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Campionato finito? No, proprio no. Ma la sensazione che si ha è che alle squadre in testa inizi a venire il “braccino”, come ai tennisti prima del punto decisivo per il set e per la partita. La Juventus perde di nuovo, ancora contro una milanese. Il Milan ha la meglio dei bianconeri a “San Siro”, ma l’unica ad approfittarne è il Napoli, che vince a Cagliari. Inter e Fiorentina invece rallentano, con i viola costretti al pareggio con il Torino e i nerazzurri sconfitti di nuovo in trasferta, stavolta a Parma. Bene le due romane, Lazio e Roma, che vincono rispettivamente con Udinese e Pescara e accorciano la classifica, almeno per quel riguarda le prime sei posizioni.

Grande con le piccole, piccola con le grandi, almeno in Italia. Questa la sintesi della stagione della Juventus. A parte le vittorie contro Roma e Napoli, i bianconeri hanno perso contro Inter e Milan e pareggiato contro Lazio e Fiorentina. Uno storico di due vittorie, due pareggi e due sconfitte, che contro delle dirette concorrenti non è propriamente sintomo di forza. Forse il Milan affrontato domenica sera a “San Siro” non è una vera rivale per lo scudetto (14 punti – 17 prima della gara – di distacco sono effettivamente troppi), ma il blasone dei rossoneri è comunque di primo livello e il gioco espresso dalla squadra di Allegri contro i bianconeri è parso quello delle migliori occasioni. Forse alla “Vecchia Signora” inizia a pesare il doppio impegno tra campionato e Champions, forse gli uomini di Conte sono arrivati a Milano troppo sicuri di portarsi a casa i tre punti, senza la giusta cattiveria. Sta di fatto che sono altri tre punti persi e buon per loro che le rivali più vicine siano rimaste relativamente a distanza.

Il Milan dal canto suo ha trovato una vittoria che fa morale. Le visite di Berlusconi a Milanello prima delle gare evidentemente sono servite sotto il punto di vista psicologico, dando quella spinta in più ai rossoneri, parsi troppo impauriti nei primi mesi della stagione. Allegri sembra aver trovato la quadratura del cerchio con questo 4-3-3 e forse è riuscito a recuperare giocatori come Nocerino, Boateng e Robinho, che finora era parsi più corpi estranei che altro. Se poi Montolivo e De Jong prendono per mano il centrocampo così come hanno fatto domenica sera, allora il terzo posto – che ora effettivamente è un miraggio – potrebbe non essere così fuori portata.

Fuori portata, invece, sembra il “passo decisivo” per diventare una grandissima squadra all’Inter di Stramaccioni, che senza Cassano e Sneijder non riesce a trovare quella scintilla in grado di risolvere la partita a Parma. Perdono ancora i nerazzurri, che dopo la vittoria allo “Juventus Stadium” hanno raccolto solamente 1 punto in tre partite tra Atalanta, Cagliari e Parma, che con tutto il rispetto non sono tre corazzate. Forse il continuo appellarsi agli errori arbitrali nelle due partite precedenti non ha giovato né al gruppo né al suo allenatore, che non ha cercato di migliorare un gioco che ha toccato i picchi più alti proprio nella sfida contro la Juve e che poi via via è andato calando, sia come intensità che come qualità. La fortuna ha voluto che i bianconeri non siano scappati e che siano ancora lì, a portata di mano. Ma questi punti persi sono una vera e propria occasione persa, eccome se lo sono.

Chi non perde l’occasione di riavvicinarsi è il Napoli, che vince a Cagliari e torna a leggere il numero di targa degli uomini di Conte. Hamsik risolve una gara complicata e permette ai tifosi azzurri di poter sperare in qualcosa in più del solito piazzamento tra le prime. Lo Scudetto pare comunque complicato, il doppio impegno e la difficoltà a creare gioco contro squadre chiuse sembrano ostacoli non facilmente superabili, al momento. Ma top player come Cavani e il sopracitato Hamsik in Italia non ce li ha nessuno, quindi, perché non sperare?

Chi, forse, ci spera un po’ meno dopo questo turno sono i tifosi viola, che hanno visto la loro Fiorentina impattare in un giusto 2 a 2 a Torino contro i granata. La Viola, priva già di Pizarro e Jovetic, ha dovuto fare a meno a gara in corso di Aquilani e Toni, togliendo ancor più qualità agli undici in campo. Non è bastato il carattere e la volontà ad una squadra che gioca comunque un gran calcio ma che non può prescindere da così tanti uomini cardine tutti in una volta sola. Reputiamo la Fiorentina in grado di dar fastidio a chiunque e di poter davvero puntare alle zone alte della classifica. A quale posizione lo deciderà la fortuna: se tutti i titolari staranno bene per il 90% delle partite allora si può davvero puntare in altissimo, altrimenti l’Europa dovrebbe essere comunque un traguardo raggiungibile.

Due squadre che all’Europa che conta ci puntano, eccome, sono le due romane, Lazio e Roma, che vincono entrambe e riducono lo svantaggio da chi le precede. I biancocelesti strapazzano l’Udinese, forse demoralizzata dall’uscita prematura in Europa League e forse con una rosa non all’altezza degli anni precedenti. Certo è che la Lazio è una squadra ben oliata con due fuoriclasse di nome Klose ed Hernanes, in grado di cambiare volto alle partite all’improvviso. Grossi i meriti di Petkovic, ma le grandi squadre sono composte anche da grandi giocatori.

Di grandi giocatori ce ne sono anche sull’altra sponda del Tevere, anche in panchina. Basti pensare a Mattia Destro, oggetto del desiderio del mercato estivo, relegato in panchina dalla definitiva esplosione di Osvaldo prima e di Lamela poi. Il giovane attaccante trova il posto da titolare a Pescara grazie all’infortunio del numero 8 (che ne avrà per circa 3 settimane) e non delude le aspettative segnando il gol partita. La Roma non subisce gol e trova 3 punti fondamentali per la risalita in classifica e la corsa all’Europa. Zeman sembra aver trovato l’equilibrio giusto, non rinunciando comunque ad attaccare. Sarà la strada giusta? Se lo fosse, attenzione a tutte le partecipanti, la Roma non è fuori dai giochi.

Francesco Mariani
Francesco Mariani
Twitter addicted, vive di calcio. In campo è convinto di essere Pirlo, ma in realtà è un Carrozzieri qualunque. Per lui il trequartista è una questione di principio.

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