Speciale Mp – Viaggio tra i soprannomi del calcio

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Nel calcio ci sono dei termini che possono fare sbiancare anche i più esperti del settore, parole che usate nella descrizione di un’azione di gioco possono diventare criptiche e mettere in crisi anche gli addetti ai lavori più navigati. Termini tuttavia semplici, divertenti o sagaci come solo un soprannome può essere.

E’ il linguaggio del tifoso che penetra nella terminologia moderna, regalando a sostantivi della lingua un significato aggiuntivo ed a volte chiarificatore forse. Il nomignolo è quindi un appellativo scherzoso attribuito a un calciatore, con riferimento a caratteristiche fisiche o morali, oppure ad abilità o provenienza. I soprannomi come abbiamo detto nascono dai tifosi, nascono sugli striscioni allo stadio, dalle esultanze più o meno folcloristiche dedicate ad un gol, dai cori per osannare o schernire un giocatore.

Il calcio è quindi pieno di calciatori, famosi e meno, che hanno lasciato il segno con un soprannome fantasioso, che li contraddistingua dagli omonimi o dagli altri giocatori. I paesi più prolifici sono quelli sudamericani come Brasile e Argentina, dove il soprannome è un obbligo se vuoi essere qualcuno. Paesi questi che spediscono in Europa calciatori, anche se giovani, con già un appellativo identificativo in dote. Ne citiamo alcuni impossibili da non conoscere, provenienti dal oltre oceano, come “El Pibe de Oro” (Maradona), oppure “O Rey” (Pelè).

L’usanza del soprannome attinge da varie categorie per trovare il sostantivo migliore al giocatore. Il mondo animale ha fornito molti aiuti alla fantasia del pubblico per identificare i giocatori. Nel presente il primo che si viene in mente è Leo Messi “ La Pulce”, ma possiamo citarne altri del passato prossimo: Van Basten (Il Cigno di Utrecht), Butragueno (L’Avvoltoio), Davids (Il Pitbull), Yashin (Il Ragno Nero); per poi arrivare forse ai meno famosi : Luiso (Il Toro di Sora), Tovalieri (Il Cobra), Hubner (Il Bisonte), Emerson (Il Puma), Agostini (Il Condor).

Altra fonte d’ispirazione sono i fumetti o cartoons, a cui molti vengono fisicamente paragonati ed ecco: Diego Forlan (El Cacha) maga dei cartoni animati argentini, Sergio Aguero (El Kun) personaggio dei fumetti giapponese. Per restare in casa nostra ricordiamo: Attilio Lombardo (Popeye), Walter Zenga (L’uomo Ragno), Aldair (Pluto), Sebastian Giovinco (La Formica Atomica).

Altri pseudonimi invece arrivano direttamente per caratteristiche fisiche come : Roberto Baggio (Divin Codino), Recoba (El Chino), Angelo Peruzzi (Tyson), George Best (The Beatle), Hernan Crespo (Valdanito), Claudio Gentile (Gheddaffi). Qualcuno invece deve tutto al proprio carattere o comportamento come Christian Vieri che in Spagna chiamavano “El Muto” a causa della poca loquacità. Altri sono Edmundo attaccante brasiliano della Fiorentina del passato con qualche atteggiamento sopra le righe etichettato come “O Animal” oppure Stuart Pearce difensore inglese di buon livello che però non usava le buone maniere con gli attaccanti, tanto da essere chiamato “Psycho”. Non possiamo non ricordare poi Renè Higuita “El Loco” perché solo un portiere “pazzo” poteva permettersi i suoi numeri in campo.

Come si nota quindi la cultura dell’appellativo è affascinante perchè esso riassume in una parola un concetto legato all’atleta e lo cristallizza nel tempo. Come accade infatti con i grandi giocatori del presente e del passato, denominati quindi con termini importanti e maestosi da cui si evince l’elevata qualità del giocatore regalandolo così alla storia anche grazie al suo soprannome, tra questi ricordiamo: Beckenbauer ( Kaiser), Platini (Le Roi), Eusebio (La Perla Nera), Ronaldo ( Il Fenomeno), Falcao ( Il Divino) o Savicevic (Il Genio).

Potremmo andare avanti ore a parlare e citare nomi e soprannomi perché basta un esultanza particolare come Montella per diventare un “Aeroplanino”, un “Pistolero” come Makaay oppure un “arciere” come la meteora Van der Meyde. Insomma basta entrare nelle grazie o antipatie dei tifosi per ritrovarsi con un epiteto addosso.

A noi piace cosi e siamo talmente amanti di questo sport che se nelle fiabe si racconta di un principe noi pensiamo a Milito, se in un museo espongono Pinturicchio, noi immaginiamo Del Piero. Malati , deviati o semplicemente appassionati, siamo fatti così con il nostro vocabolario in testa, dove ogni sostantivo può avere vari significati ed identificazioni. Ci perdoneranno le nostri mogli o fidanzate se ci chiederanno di chiamare il giardiniere e noi penseremo che non abbiamo il numero di Julio Cruz, ci scuseranno i nostri figli o amici se parleranno di un record a Supermario e noi lo confonderemo con Balotelli.

Io nell’articolo, per opportunità di spazio e tempo, ho citato solo alcuni nickname dell’enorme quantità che la mia memoria sfornava, ma Voi come me, li ricordate tutti i soprannomi?

Francesco Filippetto
Francesco Filippetto
Nato nel 1977, da allora si nutre di calcio: una passione che pratica e insegna a Treviso nei settori giovanili. Ama i giovani talenti e il lato romantico di questo sport.

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