Ma tu te lo ricordi…. Ivan Zamorano?

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Quando da piccolo tutti ti chiamano pidocchio e nessuno crede che il tuo sogno più grande, quello di giocare al calcio, possa realizzarsi, hai davanti a te due strade: abbassi la testa e dai retta a chi, con un po’ d’invidia, ti invita a gettare dalla scogliera della fantasia quel tuo desiderio oppure fregartene di tutti e andare avanti per la tua strada, consapevole che dare calci ad un pallone è e sarà la tua vita. Ecco, Ivan Zamorano, il pidocchio appunto, la sua scelta l’ha fatta: in malora le malelingue, i consigli affrettati e le visioni futuristiche di chi, in effetti, non c’aveva capito niente, il cileno ha deciso di realizzare il suo sogno, di allacciare le scarpette e di diventare il secondo giocatore del secolo del suo Paese. Mica male per uno che, gracilino com’era, tutto avrebbe potuto fare tranne che il calciatore!

Zamorano inizia la sua carriera in patria, in Cile, vestendo le maglie del Cobresal e del Trasandino. Proprio le grandi prestazione con quest’ultima squadra gli valgono un biglietto di sola andata per l’Europa, per il calcio che conta, anche se i primi anni nel vecchio continente li trascorre non in un campionato d’élite, ma nella Super League svizzera, al San Gallo. Le sue doti da animale d’aria di rigore e di combattente gli valgono subito il titolo di capocannoniere: le ottime prestazioni del giovane Zamorano convincono i dirigenti del Siviglia a puntare su di lui. Il suo sbarco nella Liga è buono, tanto che nel 1992 gli si spalancano le porte del “Santiago Bernabeu”, la casa del Real Madrid; con la camiseta blanca esplode tutto il suo talento, realizzando gol a raffica che gli varranno nella stagione 1994/1995 il doppio titolo di Pichichi e di miglior calciatore straniero di quel campionato. Contribuisce da primattore ai trionfi delle merengues di quegli anni, tra cui un campionato, fino ad accettare la chiamata dell’Inter morattiana datata 1996. Con la maglia dei meneghini giocherà in totale 149 partite tra Serie A e coppe varie, mettendo a segno 41 reti, ma soprattutto entrando nei cuori dei tifosi nerazzurri, che lo ameranno per quelle sue doti di combattente e di attaccamento alla maglia. Nell’Inter si leva la soddisfazione di vincere la Coppa Uefa 1997/1998, battendo nella finalissima di Parigi la Lazio e segnando la prima rete del 3-0 meneghino. Nel 2001 si trasferisce alla squadra messicana dell’America, prima di terminare la sua carriera in patria, nel Colo Colo.

Una storia calcistica ricca di soddisfazioni per il pidocchio, condita da alcuni aneddoti gustosi, come quando, ancora ventenne, fu chiamato a svolgere un provino col Bologna, che gli preferì il connazionale Hugo Rubio, rivelatosi poi una vera e propria meteora nel club felsineo. Altro episodio curioso fu la scelta di prendere come numero di maglia nel suo periodo interista un inusuale 1+8, retaggio di quel numero 9, da sempre suo marchio di fabbrica, lasciato a malincuore al nuovo arrivato nel clan nerazzurro, un certo Luis Nazairo de Lima detto il Fenomeno. Inserito nel FIFA 100, la lista che annovera i 125 calciatori viventi più forti della storia del calcio, attualmente Zamorano svolge la professione di procuratore sportivo assieme a quel Hugo Rubio che gli “rubò” la possibilità di giocare in Italia anzitempo. Tra le sue scoperte c’è l’attaccante del Cagliari Pinilla.

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Michele Pannozzo
Michele Pannozzo
Nato a Fondi (LT) il 18 gennaio 1984, è laureato in Teoria della Comunicazione. Scozzese di adozione, vive a Edimburgo, dalla quale non smette di coltivare le sue sue maggiori passioni: il calcio e la scrittura.

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