Lo stadio nel XXI secolo

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Se nel recente passato una squadra di calcio professionistico era una società senza scopo di lucro dedita solo al piacere del pubblico attraverso l’offerta dello spettacolo sportivo ora questo concetto è definitivamente scomparso. In questi anni le squadre di calcio sono diventate società che hanno dovuto integrare la loro cultura sportiva con quella d’impresa. Ormai non conta più solo il risultato sportivo se non è accompagnato anche da un risultato economico.

Oggi il finanziamento delle squadre è fatto in prevalenza dai diritti televisivi, veri e propri salvagente per molte società della massima serie. Basti pensare che in media per una società di Serie A il 59% delle entrate è fatta dai diritti tv, mentre solo il 20% arriva da proventi commerciali e meno del 15% dal botteghino. Viene quindi vissuto marginalmente l’approccio al tifoso, risorsa in decadenza visto anche il periodo di crisi e stesso discorso si può fare per le sponsorizzazioni, che tuttavia fungono da boccata d’ossigeno per l’economia societaria. Decisamente in ribasso poi sono gli investimenti sul capitale umano. Il rischio legato al valore fluttuante dei giocatori e il loro costo (monte ingaggi), rende questa risorsa un patrimonio troppo variabile per fornire garanzie di resa.

Di conseguenza se investire sul pubblico o sui giocatori può portare a guadagni irrisori e variabili, oggi più che mai, bisogna investire sulle strutture. Da qui nasce l’esigenza per una società sana di avere uno stadio di proprietà, investimento sicuramente pesante, ma con una possibile resa di sicura efficacia nel bilancio futuro.

Ma perché lo stadio di proprietà viene considerata una risorsa?

Bisogna dire che il valore della struttura è di per sé un investimento immobiliare con una svalutazione lenta, che viene iscritto nell’attivo dello stato patrimoniale in bilancio. Avere il possesso di una costruzione simile, vuol dire creare un valore aggiunto tramite un utilizzo commerciale e turistico dell’impianto, diversificando le proprie attività, svincolando quindi l’andamento economico da quello sportivo.

Per massimizzare questo concetto lo stadio di proprietà deve quindi diventare parte dell’ immagine collettiva della società che rappresenta, dovrebbe quindi rappresentare la casa della società sportiva in oggetto, divenendo il fulcro di tutte le attività ad essa connesse (conferenze stampa, esposizioni di accordi commerciali, celebrazioni di trofei, ecc. )

L’immobile deve inoltre rappresentare un investimento architettonico che così facendo diventerebbe attrazione turistica. Turisti appassionati che potrebbero visitarlo come un tempio aldilà della fede calcistica, visto la storia offerta nel suo interno o per quello che rappresenta. Il campo deve quindi diventare un elemento caratteristico della città in cui si trova, un simbolo a cui ricollegarla come i principali monumenti di essa.

Per arrivare a tutto questo la gestione dell’impianto deve essere concorrenziale, moderna e completa. I servizi offerti devono essere molteplici e vari in modo da impegnare la struttura per l’intera settimana, dedicandosi anche ad ambiti diversi da quello sportivo. Lo stadio quindi deve diventare punto di riferimento per il tempo libero, la cultura e la pratica sportiva di ogni genere per avvicinare così un pubblico sempre maggiore. Servizi offerti attraverso una struttura moderna che si sa adattare ed aggiornare alle mode ed alle necessità del contesto in cui vive. Si tratta quindi di una nuova visione dell’impianto sportivo, oggi attivo solo durante gli eventi calcistici. Lo stadio al pari di chiese, parchi e musei visto come una struttura di riferimento sempre aperta, un punto di aggregazione e di incontro per la comunità che si riconosce in lui e lo vive con orgoglio ed appartenenza.

Questo è quello a cui vorremmo arrivare, questo è quello che si augurano gli appassionati, questo è quello di cui avremmo bisogno per riavvicinarci al campo, alla squadra, alla nostra passione.

Francesco Filippetto
Francesco Filippetto
Nato nel 1977, da allora si nutre di calcio: una passione che pratica e insegna a Treviso nei settori giovanili. Ama i giovani talenti e il lato romantico di questo sport.

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