Il pupillo di… Gaetano Allegra

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Facciamo un gioco. Fate conto che il Tempo abbia commesso un incredibile errore, e datevi quindi la giustificazione per immaginare anche quattro bambini a ridacchiare e divertirsi all’interno di una stanza. Il loro gioco preferito è quello di scambiarsi le figurine dei calciatori: un tratto comune a molti adolescenti, eppure questi non sono bambini qualsiasi.
È il piccolo Gianni Brera a darci il primo sospetto. Ha soltanto 8 anni, ma parla con un lessico strabiliante per la sua età. Sta litigando con gli altri tre, perché lui è l’unico che sull’album Panini apprezza i difensori. È stato il piccolo Nando Martellini a innescare la diatriba: con la sua solita parlantina sciolta, fra un lezzo e l’altro, gli è scappata la domanda sbagliata. “Qual è il giocatore perfetto?”. Da lì è nato un vero putiferio.
Il piccolo Paolo Valenti avrebbe voluto dire Jovetic o Batistuta, ma non l’ha potuto fare: da anni nasconde a tutti gli altri il proprio amore per la Fiorentina. Reputa giusto essere considerato super partes, affinché lo ritengano un vero esperto e non un semplice tifoso. Allora ci ha pensato qualche secondo e poi ha sparato alto: “Ibrahimovic!”.
“Ma che dici!”, gli ha risposto il piccolo Sandro Ciotti, che ha già un vocione da adulto e dei quattro è l’unico che gioca a calcio a certi livelli e sogna una carriera. “Ibra sarà forte, ma cambia maglia come si cambia le mutande! Il giocatore perfetto ha un cuore, un’anima, un cervello. Per esempio Del Piero”.
“Eh no!”, gli ha intimato a quel punto il piccolo Gianni. “Del Piero sarà pure una bandiera, ma di gavetta proprio non ne ha fatta. Era già amato e ammirato prima ancora che maggiorenne. Praticamente ha esordito in serie A! Il calciatore perfetto ha conosciuto la salita. Ha calcato i campi luridi delle serie minori. Ha sulle tibie il marchio di fabbrica dei difensori di serie C, ma è talmente eroico che è riuscito a emergere ugualmente. Uno come Claudio Gentile. Rocciosa bandiera juventina, ma che ha sudato col cuore le maglie di Arona, Maslianico, Varese…”.
“Gentile!?”, gli ha risposto il piccolo Nando. “Ma la vuoi finire con questi difensoracci? Il giocatore perfetto è Maradona. O al limite Leo Messi”.
I quattro hanno preso a litigare e a farne le spese, alla fin fine, è stata una figurina del povero Trezeguet, che non c’entrava niente ma lo stesso è finito a brandelli contro lo zoccolo del pavimento.
Poi il Tempo si avvede dell’errore, si dà una botta sulla fronte e rimette tutto a posto. I bambini svaniscono, Trezeguet torna intero. Però a noi rimane in testa quella domanda assurda. Qual è il calciatore perfetto? Qual è quel calciatore che suda e venera la maglia, ama il calcio così tanto che non lo tradirebbe mai, ha calcato ogni genere di campo, è roccioso ma al contempo decisivo e soprattutto spettacolare?
Se fossi stato in quella stanza, io non avrei avuto dubbi. Avrei detto Riccardo Zampagna, e immediatamente dopo mi avrebbero probabilmente sbattuto fuori dalla porta fra un torrente di risate.
Zampagna non è mai stato un fenomeno. Era un giocatore onesto, tecnicamente discreto, fisicamente bendotato. Una punta di quelle che al fantacalcio compri soltanto perché ti avanzano 12 crediti e non sai che farne. Eppure ascoltate la sua storia. Concedetegli il beneficio del dubbio.
Riccardone Zampagna nasce a Terni, in una famiglia modesta. La città umbra ha un cuore di metallo che è croce e delizia di chi ci abita. Nell’acciaieria, se sei un ragazzo forte e con poco amore per lo studio, prima o poi ci finisci per forza.
Riccardo però ha una passione. È bravo a giocare col pallone. Ma quando a 21 anni è ancora impelagato nei campacci di prima categoria, il sogno può ritenersi concluso. A quell’età, ormai, sei fuori corso: la serie A ti puoi accontentare soltanto di sognarla.
Lui, che almeno i sogni se li può permettere, rifiuta di barricarsi nell’acciaieria e trova un altro lavoro che gli consenta di giocare un po’ anche a calcio. La mattina fa il tappezziere, il pomeriggio si allena nel Pontevecchio. È ora che il destino si dia una mossa, e così un giorno, per puro caso, arriva un osservatore della Triestina. Lo vede, sgrana gli occhi, lo porta subito a Trieste. A 25 anni Riccardo Zampagna è finalmente un professionista. Il suo posto è altrove, perché le doti ce le ha, e sono rare. Però va bene così.
Zampagna ha un carattere forte. È un ragazzo a cui piace andare, per dirla alla de Andre’, in direzione ostinatissima e molto contraria. È umile, sa cosa vuol dire la povertà. È un calciatore vero, con un amore per la maglia e per i tifosi che la maglia rappresenta, anche se di casacche, per un motivo o per un altro, sarà costretto a cambiarne parecchie.
Poi, a 30 anni, arriva il Messina, che se lo vuole portare in serie A. Zampagna milita nel campionato cadetto, ma è felice. Ha finalmente raggiunto il proprio obiettivo: è il numero nove della Ternana, la squadra che ama, la squadra che andava a guardare in curva al Liberati.
Infatti non ci pensa due volte e rifiuta l’offerta dei siciliani. “C’è solo un sogno più grande che vincere tutto”, dice. “Ed è giocare qui a Terni”.
Ma il Messina preme: lo vuole a tutti i costi. E la Ternana, quando Franza mette i dollari sul piatto, cede. Zampagna esordisce nel nuovissimo San Filippo, di fronte a 40.000 tifosi giallorossi. Messina e Roma se le stanno dando di santa ragione: a pochi istanti dalla fine stanno addirittura 3-3. Zampagna ha preso un palo e ha giocato bene, ma ha ancora birra da spendere. Gli arriva un bel pallone, s’invola verso la porta che ormai è guarnita soltanto da Ivan Pelizzoli: un cristolone di due metri magro come un chiodo. L’ultima cosa che faresti, di fronte a quel portiere, è il pallonetto. Ma Riccardone, in direzione ostinata e contraria, piazza il destro sotto la palla e la scava così bene da accarezzare i guantoni dell’avversario e poi guardarla planare in rete mentre Messina impazzisce.
Da lì in poi sarà una cavalcata geniale da parte di un calciatore unico, ineguagliabile, che la sua vita la vive a testa in giù. A Messina segna 12 gol, ma la metà sono incredibili acrobazie. Sforbicia ovunque, come un sarto pazzo. Ne fanno le spese Dida, Buffon, Frey…
Lui nicchia. Non è esattamente il prototipo del gioiello tutto frivolezze che non va in campo se non ha le sopracciglia depilate. Al contrario: è uno che quando, nel 2007, gli assegnano l’oscar per il gol più bello dell’anno non va nemmeno a ritirarlo perché non è d’accordo. È uno che non figura fra i papabili per la nazionale, eppure quando Ronaldo vede i suoi gol strabuzza gli occhi e dichiara ai microfoni: “Io un gol così non sarei mai capace di farlo”.
È uno che è entrato nel calcio che conta in silenzio, a 30 anni, dalla porta di servizio, proprio come un tappezziere che penetra nella sede di Milanello con un rotolo sottobraccio e la sigaretta in bocca e, mentre tutt’intorno si fa il calcio, urla beatamente: “A signo’: questo su che parete va?”.
È un calciatore perfetto. Uno che le partite non se le venderebbe mai. Uno che quando ha capito di non aver più strada dinnanzi a sé ha chiuso senza rimpianti, a metà stagione, 36 anni suonati e il telefono che continuava a squillare perché gente come Cristiano Lucarelli lo implorava di continuare.
È uno che il calcio l’ha giocato per davvero, e pochi oggi possono vantarsene.
È uno che, come disse un giorno Amauri, “campava di ignoranza”. Aggiungendo poi con un sorriso: “e io ho sempre tentato di imitarlo”.

PUNTATE PRECEDENTI:
30 Agosto – Elia Modugno per Roger Milla
29 Agosto – Pietro Luigi Borgia per Pietro Luigi Borgia
28 Agosto – Claudio Battiato per Frank Lampard
27 Agosto – Paolo Chichierchia per Marco Nappi
26 Agosto – Gianluca Grasso per Gianfranco Zola
23 Agosto – Tommaso Maschio per Jorge Campos
22 Agosto – Francesco Davide Scafà per Kaká
21 Agosto – Alessandro Lelli per Javier Zanetti
20 Agosto – Francesco Loiacono per Nicolás Burdisso
19 Agosto – Stéphane Panetta per Sebastian Giovinco
18 Agosto – Giovanni Starita per Igor Protti
17 Agosto – Elia Modugno per Sebastian Frey
16 Agosto – Stefano Pellone per Careca
14 Agosto – Marco Macca per Ronaldo
13 Agosto – Michele Pannozzo per Andrea Pirlo
12 Agosto – Alessio Milone per Leandro Cufré
11 Agosto – Dario Camerota per Abel Balbo
10 Agosto – Tommaso Maschio per Lajos Detari
9 Agosto – Marco Iannotta per Andryi Schevchenko
8 Agosto – Leonardo Puccinetti per Matthew Le Tissier
7 Agosto – Dario Alfredo Michielini per Andy Carroll
6 Agosto – Michael Braga per Fatih Tekke
5 Agosto – Luca Lattanzi per Joel Campbell
4 Agosto – Leonardo Peruzzi per Nuri Sahin
3 Agosto – Michele Pannozzo per Manuel Rui Costa
2 Agosto – Francesco Mariani per Yoann Gourcuff
1 Agosto – Demetrio Bertuletti per Hristo Stoitchkov

Gaetano Allegra
Gaetano Allegra
Nato a Milano l'1 giugno 1979, è giornalista da oltre 10 anni. Ha diretto due testate cartacee e pubblicato un romanzo. E questi sono gli hobby. La vita seria la passa leggendo, torturando il pianoforte e dicendo stupidaggini.

La favola di Salim Cissé: da clandestino a protagonista in Europa...

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