Destini incrociati

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Cassano e Pazzini, Pazzini e Cassano. Sempre in coppia, i gemelli italiani del gol hanno a lungo avuto una carriera parallela, e adesso sono nuovamente vittime di uno strano scherzo del destino. L’ennesimo incrocio, l’ennesimo saluto tra due amici che in passato hanno condiviso tutto: dalla squadra di club alla maglia azzurra, passando per la città di residenza. E adesso sono pronti a scambiarsi la casacca, magari con la speranza di indossare nuovamente quella della nazionale come fecero ai tempi della Sampdoria, in quella storica stagione che consentì ai blucerchiati di ritagliarsi un posto nell’Europa che conta. Quei tempi in cui “assist di Cassano” e “gol di Pazzini” ormai non faceva neanche più notizia, tanto era scontato e banale che accadesse.

Antonio Cassano fece conoscere il proprio talento a tutto il mondo proprio contro l’Inter, in quel lontano 18 dicembre 1999, quando a soli 17 anni ebbe il coraggio e la destrezza di provare uno stop di tacco, saltare Blanc e Panucci, rientrare sul destro e battere Angelo Peruzzi. Un sogno per chi, da adolescente, aveva iniziato a giocare nella Pro Inter, società giovanile della periferia di Bari. Ma non solo, perché Cassano ha sempre ammesso di avere un debole per i neroazzurri, soltanto che le strade non si erano ancora incrociate. Anzi, si erano incrociate eccome, ma da prospettive diametralmente opposte, perché Fantantonio contribuì – e non poco – alla vittoria dello scudetto del Milan nella stagione 2010-2011, e anche un suo gol (su calcio di rigore) nel derby spense definitivamente le speranze di rimonta della sua squadra del cuore.

Speranze di rimonta che, al contrario, Giampaolo Pazzini aveva alimentato eccome, neoacquisto dell’Inter che si presentò ai tifosi siglando 2 gol e procurandosi un rigore – poi trasformato da Eto’o – nella splendida rimonta, contro il Palermo, in un freddo gennaio. 17 splendide partite condite da 11 gol, tutti inutili perché alla fine lo scudetto andò comunque al Milan di Ibrahimovic e Cassano. Poi un anno strano, in cui Pazzini avrebbe dovuto togliere il posto a uno spento Milito (in netta parabola discendente post-triplete), e invece si è ritrovato a fare panchina quasi sempre – anche per merito del numero 22 interista – facendo rimpiangere l’argentino quelle poche volte che toccava il terreno di gioco. E Stramaccioni non gliel’ha mai perdonato, tanto da essere stato costretto a ricorrere alla sua arma peggiore, depennandolo dal proprio progetto tecnico e lasciandolo in disparte come un giovincello qualsiasi.

Antonio Cassano invece non è stato cancellato da nessuna lista, anzi Allegri se lo sarebbe tenuto stretto volentieri, magari per insegnare qualche trucchetto al giovane El Shaarawy, o anche solo per risolvergli qualche partita grazie ai suoi colpi da biliardo. Eppure se ne è andato lo stesso sbattendo la porta, falcidiato da un mal di pancia creatosi subito dopo le cessioni di Ibrahimovic e Thiago Silva. E allora, appena ricevuta la chiamata di Moratti, Fantantonio non ha potuto far altro che rispondere presente. E in poco più di 48 ore è andato in porto l’affare dell’estate, la trattativa che ci farà parlare a lungo nei prossimi mesi, cercando di capire chi ci ha guadagnato di più da questo scambio di maglie: che poi semplice scambio di maglie non sarebbe, perché il Milan verserà – con pagamento triennale – nelle casse dell’Inter ben 8 milioni di euro, mica spiccioli.

Tralasciando gli aspetti economici e soffermandosi invece su quelli tattici, è difficile capire chi realmente abbia tratto più profitto da questo scambio. Il vuoto incolmabile lasciato da Ibrahimovic è sicuramente più grande di qualsiasi necessità in casa Inter, e considerando l’ennesimo infortunio di Pato verrebbe quasi spontaneo dire “menomale che alla fine è arrivato Pazzini, sennò chi avrebbe giocato là davanti?”, eppure lo sconfinato talento (se coadiuvato dalla testa) di Cassano rischia seriamente di far pendere l’ago della bilancia dalla parte opposta. Resta da capire come verranno impiegati i due attaccanti: e se non ci sono dubbi che Pazzini sarà sicuramente utilizzato da prima punta, non è chiaro cosa abbia in mente Stramaccioni per l’attaccante barese. Trequartista insieme a Sneijder nell’albero di natale oppure ala sinistra (fascia dalla quale Cassano adora iniziare le proprie scorribande) nel più classico dei 4-2-3-1?

Questo, se permettete, è al di fuori di ogni nostra competenza, e non è possibile quindi darvi una risposta nell’immediato. Tutto quello che possiamo fare adesso è sederci in poltrona, aspettare e sperare nella rinascita di due grandi campioni, due ragazzi che hanno formato l’attacco titolare della nostra nazionale per molto tempo, e adesso hanno bisogno di ritrovarsi. Magari a suon di gol nel derby, lasciando che il destino, per l’ennesima volta, li faccia incontrare ancora.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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