Lo sguardo (lungo) del calciomercato

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It’s a beautiful day, cantavano gli U2 soltanto dodici anni fa; e i Muse, di questi giorni, cantano in continuazione Survival, un tema che forse è più adatto a un periodo di dichiarata crisi (economica e democratica).

Crisi di ogni settore, e lo sport non fa eccezione. E anche se MondoPallone, invece, ha fatto molte eccezioni a se stesso (e continuerà a farne fino al termine delle Olimpiadi), oggi ci concentriamo ancora sul pallone. Non quello che viaggia ad alte quote (si tratti di rete o di canestri) né quello acquatico: su quello basso, rasoterra. Insomma, il calcio, il solito calcio.

Nulla di nuovo sotto il sole? Se così fosse, per tornare a parlare di note, sarebbe Il canto del cigno per il nostro movimento. Ma a dire il vero, non so quanto Carobbio possa essere cigno; davvero, non saprei. L’unica cosa che so, è che… bisogna cambiare musica.
È quello che stanno provando a fare negli organici della Fiorentina, dell’Inter e della Roma (in ordine alfabetico): chi per forza, chi per il fair play finanziario, chi per convinzione.

Dall’Italia vanno via i campioni affermati (Thiago Silva e Ibrahimović) e quelli in rampa di lancio (Verratti), eppure non riesco a essere perplesso. Dovremmo essere superiori sul piano delle idee, se non abbiamo soldi; è così che funziona (non solo a Udine, dove sono disposti a smantellare ogni anno la squadra, ma sarà un’idea vincente se servirà a tirare su uno stadio moderno e di proprietà).

Le idee che, posso dirlo di primo acchito, mi sembra non manchino all’Inter: la mancata qualificazione alla Champions League dà ai nerazzurri una ottima occasione per rinnovare gran parte della rosa (via Lúcio, Forlán e anche Júlio César, e per i dettagli vi rimando al nostro Speciale Calciomercato), che dopo Mourinho si era ridotta a un coacervo di nomi, più che di giocatori. (Tradotto: lo stesso Forlán è stato preso senza criterio, non rientrando in un vero progetto tecnico.) Il progetto di Stramaccioni è chiaro: qualche vecchia volpe (capitan Zanetti, Milito, Samuel, Cambiasso), alcuni mestieranti a far legna (difficile leggere altrimenti l’arrivo di Mudingayi), spazio a giocatori di prospettiva (penso soprattutto al rientro di Coutinho, stavolta). Si guarda all’Europa League, sperando di riportarla a essere terreno azzurro.

La Fiorentina doveva cambiare per forza: Prandelli l’aveva portata in alto, poi è stato un calando continuo, fatto di poca convinzione e molta approssimazione. Di Pantaleo Corvino possiamo dire di tutto; ma a Lecce era abituato a fare mercato senza quattrini, strappando la salvezza; per strappare posizioni migliori, un po’ di denaro serviva pure a lui. Non possiamo certo dire che i viola non badino a spese, ma è anche vero che stanno lavorando per dare a Montella (vorrei ricordarlo: l’allenatore emergente delle ultime due stagioni) una rosa competitiva ben oltre la stiracchiata salvezza di della scorsa primavera. Campagna acquisti in Spagna (il Villarreal, retrocesso, è un buon bacino), si guarda a quei giocatori “incerti”, capaci di esprimersi a certi livelli, ma ancora non sbocciati: penso a Kjær, Poli, Aquilani, per finire su altri nomi caldi (come Kucka e Biglia).

Chiudo con la Roma, senza volerne parlare troppo, ancora una volta: con Zeman ci si diverte (i suoi ragazzi corrono ed entusiasmano già in estate), ed è il migliore per un progetto che vuole lanciare i giovani. Con qualche elemento di sicurezza (Balzaretti), tanti polmoni (Bradley e Tachsidis), e un attacco da favola: Totti è sbocciato con Mazzone e il boemo in panca, e viene facile pensare a cosa sarà, durante la stagione. Totti, Destro, Lamela, Bojan: dispiace soltanto di non essersi tenuti anche Borini, che si sarebbe potuto rivelare un bel jolly d’attacco. Ma tendo a fidarmi del boemo, che potrà anche esservi antipatico (a me no), eppure di solito ha la vista lunga (vedi foto).

In tutto ciò, ovviamente, non mancano le notizie peggiori, cioè quelle che arrivano da Scommessopoli. Richiesta-monstre quella di Palazzi contro Conte, ma a farmi specie è una constatazione diversa: la Juventus, in tutto questo, non c’entra assolutamente niente, ne è fuori. E, l’ho scritto anche in passato, è l’unica squadra che ha pagato da Calciopoli, e quindi è l’unica a essersi ripulita la coscienza. Quello che trovo incomprensibile è la difesa di persone che vengono accusate di illeciti sportivi quando non erano tesserati juventini. La domanda che mi faccio è: i tifosi bianconeri urlerebbero così tanto, andrebbero persino in giro con gli striscioni anti-Palazzi, se Conte e Bonucci non si trovassero a lavorare a Torino?

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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