Scommessopoli e i palloni (s)gonfiati

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Siamo solo al 27 luglio, venerdì, giorno del mio ennesimo editoriale: cosa volete che cambi? Dico di Scommessopoli: è passato l’Europeo (iniziato in un clima da tregenda), è passato il mese vuoto prima delle Olimpiadi, e stasera cominciano ufficialmente (anche se il torneo di calcio ha già visto le prime partite e le prime sorprese): vogliamo aspettare ancora? Lo dico perché giusto ieri sono usciti i calendari, e non sarebbe così sbagliato pensare che prima o poi bisognerà avere la certezza che siano definitivi. Voglio dire: davvero definitivi.

Perché è facile immaginare che arriveremo al giorno prima del calcio d’inizio con tutte le incertezze possibili, ed è probabile che alcune sanzioni arrivino in corso d’opera (o vengano riviste in quei tempi). Come si fa a fare calciomercato senza neanche sapere in quale serie si giocherà (per tacere di quei giocatori a rischio di squalifica, poi)? Dice: il calcio italiano è così (un po’ le parole di Cannavaro pre-trionfo nel 2006, ve lo ricordate?). Oh, ma non è che gli altri sport se la passino meglio.

Divago un po’ nella pallacanestro nostrana: un movimento capace di vincere la medaglia d’argento solo due olimpiadi fa, e incapace, dopo quel gruppo (Bulleri, Basile, Galanda, Marconato, Pozzecco, Soragna…), di esprimersi su livelli accettabili (fuori da Pechino2008, fuori anche da Londra dopo un ultimo Europeo indecente: quintultimi su 24, dietro anche a Finlandia, Georgia, Bulgaria, Bosnia, Regno Unito — unito una tantum — e Polonia). E ho detto solo della Nazionale maschile, senza accennare alla Serie A, reduce da una stagione a 17 squadre (avete letto bene) per via di un regolamento bizantino e di errori pacchiani. La faccio breve (gli iniziati possono leggere questo articolo e fare finta che tutto ciò abbia un senso), dicendo soltanto che Venezia è stata (giustamente) ripescata quando il campionato era alle porte, ha riaggiustato il mercato in corsa e strappato un posto nelle prime otto.

Dicevo, quindi: non è un problema solo calcistico, ma italiano: dato che dopo Calciopoli, di cui Scommessopoli è un bis all’ennesima potenza, adesso rischiamo di avere un Baskettopoli bis: dopo il caos di due stagioni fa, adesso vengono fuori delle intercettazioni che mettono in pessima luce la squadra che vince lo scudetto da sei anni (merito suo e demerito di tutti gli avversari messi assieme). La Mens Sana Siena, sponsorizzata Monte dei Paschi, attualmente la squadra di punta di un movimento che, negli ultimi anni, ha perduto piazze importanti (Napoli, metà Bologna con la Fortitudo, ora Treviso). Inutile dire che tutti i tifosi delle altre squadre, stanchi di prenderle da anni, aspettano i senesi al varco.

Ma il mondo dello sport italiano può permettersi di andare avanti così? E poi, soprattutto, ha senso prendersela ancora con una squadra, in un gioco al massacro che getta acqua sul fuoco sul fatto che è il sistema a essere marcio? E parliamo senza ancora avere una minima idea di cosa possa effettivamente uscire dal filone genovese, senza renderci conto che è necessario un cambiamento di mentalità a tutti i livelli. È inutile dare contro alle cosiddette “mele marce”, perché sono marci tutti quelli che non fanno niente per evitare che accadano certe cose. Peggio: se colpiscono me, i miei non lo sapevano; se colpiscono gli avversari, meritano punizioni come la gogna, la radiazione da tutti i campionati, in ginocchio sui ceci, la visione della Corazzata Potëmkin e in galera persino i raccattapalle (me l’ha suggerita Elia Modugno). «E non sei più mio amico!», come i bambini.

Parliamoci chiaro: se i soldi girano altrove (l’ho scritto una settimana fa), un motivo ci sarà. Anzi: più di uno. E uno di questi è sicuramente che crediamo di essere ciò che non siamo degni, che ci atteggiamo a campioni, ma senza avere uno stile che non sia «io tiro a campà pe’ mme».

Insomma, come mi ha suggerito Francesco Davide Scafà, siamo dei palloni (s)gonfiati. È un sistema che può reggere (in qualche modo) solo in un orizzonte circoscritto, perché, appena varchiamo i confini nazionali, ogni trucco sparisce, il belletto viene spazzato via come le nostre squadre in Europa League. Ci accontentiamo di essere i re di Tuscolo, rifiutando di impegnarci per diventare senatore a Roma. De gustibus.

Se proprio devo dire qualcosa di positivo, però, vado proprio a Roma: perché vi invito a rileggere la gustosa intervista di Francesco Loiacono a Giuseppe Sansonna, autore del doppio DVD-documentario(più libro) Il ritorno di Zeman: un’opera di alcuni mesi fa, che nel titolo, letto oggi, fa anche pensare al ritorno in giallorosso. Con le prime uscite che fanno ben sperare: il Liverpool sarà stato largamente incompleto, ma la qualità del gioco, almeno quella, era di quelle che non mentono.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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