Inter, Julio Cesar insegna: le vittorie non danno stile

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Anche la maggior parte dei tifosi interisti saranno d’accordo con me, o magari pensano semplicemente che io sia solo un ciarlatano. Ma il mio parere sulla vicenda vorrei comunque esprimerlo. Sì, perché ok la riduzione degli ingaggi, ok la volontà di voltare pagina con improvvisi intenti rivoluzionari dopo anni di letargo e di inspiegabile pigrizia e, forse, incompetenza. Ok anche la voglia di dare nuova linfa e nuovi stimoli ad un ambiente ormai sazio e attempato. Ma lo stile, cara Inter, è un’altra cosa.

La vicenda Julio Cesar insegna: le vittorie, seppur innumerevoli, seppur gratificanti, danno prestigio, blasone, memoria e denaro. Ma non danno stile, carisma, tatto, educazione. C’è modo e modo di comunicare a un giocatore una scelta societaria diversa, modo e modo di dare l’arrivederci a uno dei grandi artefici del famigerato Triplete; modo e modo di salutarsi e di comportarsi da grande società vincente. L’Inter purtroppo ha scelto quello meno opportuno e il fatto che in questi giorni si parli solo di questo è un’altra testimonianza di quanto, dalle parti di Corso Vittorio Emanuele, le bufere a volte se le cerchino. Un giocatore che non ha mai creato alcun problema di spogliatoio, che non ha mai alzato la voce, che ha sempre dimostrato grande attaccamento alla maglia, che ha gettato in campo sudore e cuore, dedizione e abnegazione non va trattato così. Da un giorno all’altro non si può dire (o meglio, non dire) a un giocatore che non rientra più nei piani societari, per poi scaricarlo attraverso dichiarazioni di sfuggita e mancati nomi su una lista.

Non è la prima volta che accade e nel club farebbero bene a farsi due conti, per rispetto nei confronti dei propri tifosi, dei propri dipendenti e di chi si è sempre comportato da professionista esemplare. Ma poi, se permettete, una domanda: perché Chivu (non sempre un esempio di grande attaccamento all’ideale Inter e con stipendi sproporzionati alle prestazioni fornite) sì e Julio Cesar no? Non era più semplice, signorile e garbato comunicare un cambiamento di linea sul fronte ingaggi (come fatto con lo stesso Chivu, il quale è rimasto in nerazzurro con lo stipendio dimezzato) cercando una soluzione per accontentare tutti e prolungare così il matrimonio? Ok che Handanovic è in fortissima ascesa, ok che prenderà un milione e mezzo all’anno contro i 4 di Julio Cesar, ma 11 milioni per il suo cartellino (oltre alla cessione in comproprietà di un altro gioiello come Faraoni) sono stati comunque spesi. Non me ne voglia Handanovic, ma, ne valeva davvero la pena? Forse sì, io parlo da ignorante tifoso (dell’Inter), ma si torna sempre lì: non ci si comporta in questo modo.

L’Inter ha sbagliato, ancora un volta. Una società forte ancora non si vede, nemmeno all’orizzonte. Non si vede una società che sappia agire con educazione, riconoscenza e stile. Insomma, vincente sì, ma per il resto…

Marco Macca
Marco Macca
Vive a Formia (Latina) e studia Scienze della comunicazione a Roma. Collabora, oltre che con Mondopallone.it, con Calciomercato.it e con seriebnews.com.

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