“Serve coraggio per cambiare, siamo un paese vecchio”

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Il giorno dopo la finalissima tra Spagna e Italia a Kiev, è tornato a parlare il cittì Cesare Prandelli che ha elogiato il gruppo, la stampa ma ha definito anche l’Italia “un paese vecchio“.

Il calcio può essere un veicolo per cercare di cambiare. Siamo un paese vecchio e dovremmo avere il coraggio di cambiare. Siamo venuti agli Europei dicendo “vogliamo cambiare” ed il risultato non deve influenzare il cambiamento, non bisogna fare due passi avanti e tre passi indietro. E’ questo l’aspetto che preoccupa il mio lavoro – annuncia il cittì che poi ringrazia, come già detto, anche la stampa – Prima di entrare qui avevo pensieri non belli. Mi avete applaudito e mai avrei pensato di ringraziarvi. Al di là delle opinioni ci vuole stima umana, la critica come strumento violento è difficile da accettare, così si spiega il mio stato d’animo in queste settimane. Possiamo e dobbiamo essere orgogliosi di questa Italia e della nostra idea di calcio. Il vostro applauso è la dimostrazione che anche voi ci state credendo“.

Smaltire l’amarezza di Euro 2012 per presentarsi ai Mondiali con un pizzico di convinzione in più: “C’è bisogno della forza di crederci: troveremo difficoltà, ma dovremo sempre abbinare gioco e risultati. Abbiamo costruito una Nazionale con una mentalità di club, mi piace la personalità del presidente Abete: se vogliamo bene a questo movimento dobbiamo cambiare e andare avanti – spiega il mister azzurro – Possiamo essere orgogliosi di questa Italia. Siamo soddisfatti perché siamo andati oltre l’aspetto sportivo e abbiamo proposto un gioco piacevole. Abbiamo regalato un sogno all’Italia, pur partendo senza grandi aspettative. Abbiamo cercato di costruire la Nazionale con una mentalità di club. Stiamo condividendo un progetto che vogliamo vincente“.

Prandelli ha poi parlato del rammarico e del mancato “coraggio” nella finale di ieri: “Forse nell’ultima partita avrei dovuto avere un pò più di coraggio, ma sarebbe stato mancare di rispetto verso chi ci aveva condotto sino alla finale – continua l’ex tecnico della Fiorentina e della Roma – Il rammarico? Avrei voluto affrontare la Spagna con due giorni di riposo in più, ma faccio loro i complimenti: continuità straordinaria“.

Il coach dell’Italia chiude con il progetto “giovani”: “La vittoria avrebbe fatto bene a tutti, ma anche fatto perdere l’equilibrio a tanti. Forse non siamo ancora pronti. Quando lo saremo, magari saremo anche pronti per rivincere, negli anni – conclude il cittì – La nostra prossima partita, l’amichevole con l’Inghilterra, si giocherà il 15 agosto, ma pochi giorni prima si gioca la Supercoppa italiana a Pechino. E’ complicato. Quando dico che non interessa nulla della Nazionale, è vero. C’è un progetto tecnico, cercheremo di individuare i nuovi Pirlo, per dire, ma se non giocano, diventa poi difficile farli crescere. E poi chiederemmo di avere lo spazio per lavorare con loro, ogni due mesi, per verificare la crescita dei ragazzi promettenti. Se devo limitarmi a fare tre allenamenti ogni otto mesi, diventa dura. Anche se credo di saper fare bene il mio lavoro, e di averlo dimostrato in questo Europeo“.

In mattinata, al fianco di Prandelli, ha parlato anche il presidente federale, Giancarlo Abete: “La Figc è soddisfatta dell’Europeo azzurro per risultato, gioco e immagine. In un momento difficile del calcio, la Nazionale ha riconciliato la gente con il pallone. Ringrazio il presidente Napolitano che ci riceverà a Roma e il Presidente del Consiglio Monti, presente a Kiev alla finale. Rapporti di forza del sistema calcio da rivedere, rispetto alla Lega? Mai la Lega ha avuto un ruolo così insignificante, rispetto alla Federazione. L’assenza di un loro progetto determina un danno per il sistema calcio. Non c’è un interlocutore. Non c’erano presidenti di serie A a Kiev? Speriamo ci sia un coinvolgimento più ampio, in futuro. I risultati positivi della Nazionale non imbavagliano nessuna inchiesta sportiva. Nè implicano indulti o amnistie, e non sarebbe stato così neanche in caso di vittoria in finale. Chi ha sbagliato paga, ma ci sono organi deputati a giudicare“.

Marco Iannotta
Marco Iannotta
Giornalista pubblicista nato a Moncalieri il 9/7/86, vive a Formia (LT). Vicedirettore di MondoPallone, telecronista, opinionista e co-conduttore del programma #FuoriGGioco. Adora il calcio estero e la NBA.

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