Euro2012 – Italia-Spagna, il giorno della verità

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Sono passati soltanto 20 giorni da quel 10 giugno, giorno del debutto degli azzurri a Euro2012. Ma, è proprio il caso di dirlo, quante cose sono cambiate. Era un’Italia ancora incerta del suo futuro, con un modulo tattico non molto chiaro e troppi punti interrogativi, il cui destino si incrociava con quello di una Spagna campione di tutto, con qualche infortunato di lusso ma dall’identità di gioco ben collaudata. Sembrava Davide contro Golia. Poi il suicidio tattico di Del Bosque, con Fabregas centravanti che, gol a parte, non ha mai impensierito troppo la retroguardia azzurra, orfana dell’infortunato Barzagli. Finisce col risultato di 1 a 1, sblocca Di Natale e pareggia Fabregas. Balotelli, dopo una prestazione non all’altezza, sembra destinato all’ennesima lapidazione pubblica della sua carriera, mentre Prandelli ha cambiato il suo diktat proponendo Maggio e Giaccherini esterni in un 3-5-2 mai collaudato in partite ufficiali.

Da quel momento la Spagna ha cambiato pochissimo, inserendo talvolta un centravanti puro – come Torres o Negredo – e altre volte confermando il poliedrico Fabregas, il vero jolly di Del Bosque, che se non fosse per la sicurezza-Casillas probabilmente avrebbe giocato anche tra i pali.

L’Italia di Prandelli invece ha avuto il coraggio di cambiare, di modificarsi in base alle esigenze, con giocatori disposti a sacrificarsi in ruoli che sino a quel momento non avevano mai provato, nonostante questo garantendo comunque un’ottima qualità di rendimento. Da Maggio e Giaccherini ad Abate e Balzaretti. Dal 3-5-2 al 4-3-1-2. Poi Balzaretti a destra e Chiellini a sinistra, passando da De Rossi prima difensore e poi centrocampista. Poi gli acciacchi divenuti infortuni seri, ma chi tra questi gladiatori ha intenzione di tirarsi indietro proprio adesso, sul più bello? Nessuno. E infatti Antonio Cassano probabilmente sarà regolarmente in campo per i suoi consueti 60 minuti di qualità, magari provando a fare il Messi della situazione, proprio quel Messi che i giocatori della Spagna conoscono molto bene. La differenza tra il Balotelli del 10 giugno e quello che tutti noi speriamo di vedere in campo stasera è palese: non è più quel ragazzo quasi intimorito dal peso della maglia azzurra, ma ha la faccia e lo sguardo di chi, quella maglia azzurra, vuole portarla in alto, possibilmente sul tetto d’Europa. E tutto questo da leader, trascinandosi sulle spalle il peso di un attacco che troppe volte non è stato in grado di sopportare, ma che adesso vuole trasformarsi in locomotiva pronta a trainare i suoi vagoni. Un gol in sforbiciata, uno di testa e uno di potenza: ecco il curriculum con cui Super Mario si presenta a Kiev, pronto a sventolarlo in faccia a Del Bosque, magari aggiungendo più tardi il suo primo trofeo conquistato con la nazionale. Vincere. Perchè alla fine conta soltanto quello nel calcio, il bel gioco facciamolo fare agli altri.

E per vincere servirà essere molto bravi, iniziando dalla fase difensiva. Gli spagnoli sono abilissimi nel tenere palla per minuti e minuti, ma spesso proprio questo possesso palla asfissiante rischia di rendere sterile il loro attacco, se gli spazi si assottigliano e le linee di passaggio vengono chiuse tempestivamente. Pressing, pressing e poi pressing. Nessun giocatore con la maglia rossa dovrà avere la sicurezza del passaggio facile, esattamente come successo contro la Gemania, alla quale abbiamo tolto ogni certezza. E questo dovrà iniziare da Balotelli e Cassano, che si dovranno sacrificare come non mai nella loro carriera, cercando però di non perdere la lucidità necessaria per cambiare la partita nell’altra metà campo.

L’Italia non deve snaturare il gioco effettuato sin’ora in questi Europei: non dovremo limitarci al più classico dei catenacci vecchia scuola, ripartendo solo in contropiede e lasciando il pallino del gioco agli spagnoli. Serve recuperare palloni, far respirare la nostra difesa – senza lasciarla costantemente sotto pressione dall’attacco degli iberici – e organizzare in modo intelligente la nostra manovra. Abbiamo i giocatori che possono fare la differenza, sfruttiamoli senza aver timore. Non sono più i mostri di due e quattro anni fa. Sono una squadra forte, fortissima – soprattutto in fase di copertura, e lo dimostrano i pochi gol subiti – ma con i suoi punti deboli.

Sarà anche la sfida tra due grandi portieri: Buffon ha dimostrato di viaggiare a corrente alternata, compiendo parate tanto decisive quanto spettacolari in alcuni frangenti, e disattenzioni non da lui in altre (il nostro Gigi starà ancora ringraziando Pirlo su quel calcio d’angolo – contro la Germania – che poteva costarci caro). Però Buffon è sempre Buffon, e di lui non si può fare a meno, la difesa dell’Italia dipende troppo da lui e dal suo carisma, soprattutto se si dovesse andare ai rigori. Dall’altra parte Casillas si è reso partecipe di un buonissimo torneo, compiendo delle prodezze contro la Croazia e in generale salvando in più di un’occasione la Spagna dalla capitolazione. E, ciliegina sulla torta, ha tenuto a galla i suoi compagni anche nei rigori contro il Portogallo. Chiedere a un certo Cristiano Ronaldo – uno che Casillas lo conosce bene – per conferma.

Infine la differenza la faranno anche le corsie laterali: l’Italia dovrà essere capace di attaccare indistintamente da entrambe le fasce per rendere più imprevedibile il suo gioco, senza essere costretta ad affidarsi alle invenzioni di Cassano e alle prodezze di Balotelli, ma cambiando spesso lato d’attacco e costringendo la difesa a muoversi. Balzaretti a sinistra (o a destra se non ci dovesse essere Abate) ha già dimostrato di poter arrivare sul fondo e fare male, costringendo soprattutto i terzini avversari a non salire troppo per non scoprire le fasce. In alternativa, avremo bisogno di un Montolivo ispirato, al fine di far giungere ai nostri attaccanti rifornimenti precisi e puntuali, da trasformare in palle gol.

Ma soprattutto servirà tanta grinta e tanto cuore, senza mollare ogni singolo pallone in quei 90 minuti che possono fare la differenza non solo per un giocatore, un allenatore o un tifoso. Ma per l’Italia intera. FORZA AZZURRI, rendeteci orgogliosi di voi!

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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