L’amore di una madre nell’abbraccio col suo Mario

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Italiani, popolo di mammoni. Litania, cantilena, filastrocca bistratta e criticata al di fuori dei confini italici. Eppure, eppure vedere un campione, un ragazzo che guadagna soldi a palate, che ha una nazione e un popolo calcistico ai suoi piedi, che ha appena mostrato i suoi muscoli a mo’ di sfida al mondo intero, andare a cercare tra il pubblico la sua mamma per dirle dolcemente nelle orecchie “i due gol sono per te”, fa venire un magone in gola, un soffio al cuore e una lacrima. Sì, perché in quell’abbraccio e nella carezza dolce e così fragile di mamma Silvia, quasi assorbita dai tifosi alle sue spalle accorsi per salutare Mario, c’è racchiusa tutta la fragilità e l’emozione dell’essere umano.

Alzi la mano chi non si è commosso nel vedere quella tenue mano, quel bacio affettuoso e delicato come solo una madre può verso colui che in quel momento, per lei, non era Super Mario Balotelli, colui che porta l’Italia in finale, ma semplicemente Mario, suo figlio. Era come se il suo bambino tornasse da scuola, dal catechismo, dalla sua festa di diciotto anni, dall’aver superato un esame universitario; era come se in quel momento tutto lo stadio fosse vuoto, tutto il mondo assente, solo loro, l’amore e l’orgoglio di una madre per suo figlio. Una sorta di affresco medievale, una pala istoriata i cui personaggi rasentano la sacralità di una pittura sacra, senza voler fondere il profano con l’assoluto religioso.

Vedere mia madre che guarda quella scena e che si commuove è stato un po’ come rivedere il giorno della mia laurea, quando mi sono avvicinato e commossa mi ha accarezzato il volto, con lo sguardo orgoglioso e fiero. Tornando all’abbraccio tra mamma Silvia e Mario, così ancestrale e tutto italiano, noi romantici e mammoni speriamo di rivederlo in tutta la sua forza evocativa, in tutto quello spettacolo dolcissimo e fortissimo domenica sera, anche se la scena si ripeterà anche in caso negativo, ne siamo sicuri, forse senza la cassa di risonanza della televisione, ma sempre esprimendo quella sacralità dell’amore di una madre e di un figlio.

Michele Pannozzo
Michele Pannozzo
Nato a Fondi (LT) il 18 gennaio 1984, è laureato in Teoria della Comunicazione. Scozzese di adozione, vive a Edimburgo, dalla quale non smette di coltivare le sue sue maggiori passioni: il calcio e la scrittura.

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