Italia, hai voluto la bicicletta? Ora pedala!

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Parafrasando un celeberrimo film, mi verrebbe da dire “corri Italia, corri!“. Vedere gli azzurri in campo in queste tre partite è stato un mix di gioia, entusiasmo, ansia e nervosismo. Gioia perché la maglia azzurra è sempre uno spettacolo da vedere; entusiasmo perché, nonostante tutto, siamo arrivati ai quarti di finale; ansia perché quegli ultimi istanti di Spagna-Croazia, con Pletikosa alla riscossa che giungeva minaccioso nell’area spagnola in attesa del calcio di punizione, sono stati più che infiniti; e infine nervosismo perché non è possibile dominare le partite per 60 minuti e poi arrivare a giocarsi tutto priva di energie.

A CORTO DI FIATO – Che cosa succede agli azzurri? D’accordo che siamo a giugno e la stanchezza di una stagione alle spalle si fa sentire, ma questo vale anche per gli altri. Vedere Pirlo vagare per il campo, senza riuscire a sbrogliare il bandolo della matassa, perdendo tanti palloni quanti – più o meno – ne ha persi in tutto il campionato con la Juventus, è uno spettacolo di una tristezza infinita. Soltanto Balzaretti, uno dei più riposati non avendo partecipato ai primi due incontri, è riuscito a dare uno scossone alla squadra, puntando costantemente il suo dirimpettaio sulla fascia e saltandolo quando non giungeva il raddoppio dal centro, creando più di un grattacapo alla retroguardia irlandese. Per il resto il bottino dell’Italia parla chiaro: un solo gol su azione, quello di Di Natale con la Spagna grazie proprio ad una invenzione del solito Pirlo. Per il resto tre marcature arrivate soltanto da palla inattiva, dove conta il fisico e non la freschezza atletica. Poche idee? Certo, anche questo, ma quante volte è capitato – in poco più di 270 minuti – che il nostro portatore di palla non sapesse che farsene della sfera perché tutti fermi, ritrovandosi costretto ad un retropassaggio o, ancora peggio, a servire Buffon?

COVERCIANO, ABBIAMO UN PROBLEMA – E’ un problema di preparazione atletica o cos’altro? Sarebbe interessante chiedere allo staff della nazionale come mai gli azzurri arrivano quasi sempre in ritardo sui contrasti e sulle letture di gioco. Tanti, troppi cartellini gialli rimediati nelle prime tre partite, sintomo di poca lucidità nei momenti in cui invece servirebbe essere pronti mentalmente per capire cosa sta accadendo intorno a sè stessi.

LENTI E INCONCLUDENTIMaggio ha fatto delle sue sgroppate un punto chiave del Napoli di Mazzarri: perché non è riuscito a ripetersi nelle prime due partite contro Spagna e Croazia? Prandelli lo ha parcheggiato lì a destra quasi come se fosse un semplice difensore aggiunto, e non un’arma fondamentale per poter saltare l’uomo e provare ad avere superiorità numerica sulla fascia. Balzaretti ha giocato un’ottima partita facendo a sinistra quello che avrebbe dovuto fare Maggio a destra, ossia attaccare, attaccare e attaccare, costringendo gli avversari ad una marcatura improvvisata e spesso non efficace. Thiago Motta invece continua ad essere lento persino rispetto ai suoi compagni di squadra, figuriamoci nei confronti degli avversari: menomale che ha un fisico da gladiatore che gli permette di tenere botta, altrimenti sarebbe totalmente inutile là in mezzo al campo, a fare il finto trequartista.

SGUARDO AL FUTURO – Domenica affronteremo gli inglesi, una squadra rocciosa che fa della grinta un suo punto forte, con elementi veloci come Walcott e Young pronti ad affondare sulle fasce quando possibile. Senza dimenticare ovviamente la freschezza di Welbeck e il talento di Rooney, in grado di mettere in difficoltà alla retroguardia azzurra, la quale dovrà fare a meno di Chiellini probabilmente per tutta la durata del torneo.

Qual è la chiave per batterli, state chiedendo? Beh, la risposta potete chiederla direttamente a Tom Hanks: “corri Italia, corri!“.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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