Dentro Euro2012, finalmente

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31 partite, 24 giorni, 8 stadi in 2 stati, 368 giocatori coinvolti, 16 arbitri (di cui 4 come ufficiali di bordo campo), 48 tra guardalinee e arbitri di porta: il conto alla rovescia è finito, anzi finirà tra qualche ora (lo trovate sulla destra, nella nostra homepage, sotto il link per #EuroTwit2012). Da stasera si parte. Cerchiamo di fare il punto.

Tanto per cominciare, Euro2012 sarà l’ultima edizione a 16 squadre: tra quattro anni aumentiamo del 50%, arrivando a 24 compagini. Tantine, secondo me. Il che significa più partite, ma anche una competizione meno selettiva nella prima fase. Credo che uno dei motivi per cui l’Italia abbia vinto ben 4 Mondiali e un solo Europeo sia proprio questo: che agli Europei è vietato sbagliare anche una sola partita, perché di squadre-materasso non ce ne sono. (È anche vera una cosa: che ai Mondiali ci sono Argentina e Brasile, e che, con il calcio sempre più globalizzato, anche lì di partite scontate ce ne sono poche, basti vedere la Nuova Zelanda nel nostro girone, in Sudafrica.)

Non c’è bisogno di dirvi in quali condizioni ci presentiamo: un anno e mezzo di ottimo calcio, poi il ciclo di Prandelli ha preso una piega decisamente meno gradevole (zero gol segnati negli ultimi 270 minuti: per passare il turno, di certo non possiamo bissare un record del genere). Si parla molto di quanto accade fuori dal campo, e molti ragazzi, di sicuro, hanno la testa tutt’altro che sgombra. Ci auguriamo che non diventi così anche la loro fedina. Poi, certo, posso anche dire, scherzando, che la nostra unica speranza è che “qualcuno” abbia scommesso sull’Italia vincente, e ora sia obbligato a provarci. (Peraltro, a giudicare dai tempi che corrono, a un occhio malizioso potrebbe venire in mente che magari Brănescu, portiere della Juventus primavera, si era venduto la partita contro il Milan.)

Perché spesso si dice che l’Italia può vincere solo in condizioni particolari (l’ho sottolineato più volte io stesso: il fascismo per i Mondiali 1934 e 1938, i postumi del Calcioscommesse nell’82, Calciopoli nel 2006, solo Euro1968 fa eccezione); ma è anche vero che non basta attraversare un periodo nero per arrivare al successo. Penso, per esempio, al 1980: una situazione terribilmente simile alla temperie attuale, con il bubbone appena esploso, e che ha portato a un fallimento (quarti su otto partecipanti, e noi eravamo gli organizzatori; Belgio in finale, vincendo il nostro girone, sconfitto dalla Germania Ovest).

Ma non ci siamo solo noi, motivo per cui, conscio che solo chi evita di farli non sbaglia mai un pronostico, provo a dire la mia. Nel girone A, vedo la Russia favorita (anche solo per esperienza e cattiveria agonistica mostrata qualche giorno fa a Zurigo), con la Polonia quale seconda qualificata: sono i padroni di casa e perdipiù hanno un organico fatto di giovani ed entusiasmo; il girone B è un terno al lotto, perché potenzialmente tutte e quattro possono passare, con la Danimarca che parte un gradino sotto. Fuori il Portogallo, passano Olanda e Germania.

Dolore nel girone C: favorita la Spagna, è d’obbligo; teoricamente (ed è quanto mi auguro) dietro ci siamo noi, ma la Croazia non è irrilevante, né possiamo fidarci di un favore da parte della coppia Trapattoni-Tardelli. Dico azzurri, ma con centomila punti interrogativi. E siamo all’ultimo girone: Francia e Inghilterra favorite d’obbligo. (A inizio corsa, la Francia era la più quotata in redazione: non è un caso se le abbiamo dedicato l’ultima delle presentazioni delle squadre, firmata dal nostro Stéphane Panetta).

Quarti di finale: fuori Russia, Polonia, Italia o chi per lei (lo faccio anche per scaramanzia), Francia (siamo abituati a uscire insieme, perché mai smettere proprio adesso che non ci sono più Domenech né Lippi?). Passano quindi Olanda, Spagna, Germania e Inghilterra. In finale vedo Olanda (che, ricordando com’è andata due anni fa, negli spagnoli vedrà… rosso) e Germania, e qui è un terno al lotto: in cuor mio, posso dire di augurarmi un Joachim Löw vincente, perché sarebbe il premio a un progetto. E il posto tra le prime 4 dell’Inghilterra è, secondo me, la sorpresa del torneo: perché Hodgson ha plasmato una squadra a sua immagine e somiglianza (qualche stella, molto gregariato: non è uomo adatto per un Dream team). Punta forte sul gruppo: dopo una ecatombe di infortuni ai difensori, non ha comunque chiamato Rio Ferdinand; e non sostituirà Defoe, colpito da un grave lutto, scegliendo semmai di aspettarlo.

Bene, ci ho provato, con tutte le esitazioni del caso (dopotutto, agli ultimi Mondiali, davo l’Argentina per favorita, contando sull’effetto-Maradona: guidata da lui, in campo, una squadra mediocre rispetto alle altre vinse Mexico1986, e speravo potesse rivelarsi così trascinante anche dalla panca: sappiamo com’è andata a finire). L’unica cosa di cui sono sicuro è che sarà un lungo spettacolo. Scommettiamo?

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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