Prandelli d’Italia

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Prima di entrare nel vivo del tema di oggi (e del prossimo mese abbondante), mi preme dire che mi dispiace, sinceramente, per la Juventus, che è andata a perdere l’imbattibilità proprio nell’ultimissima partita della stagione(qualcuno mi dirà che c’era già stata la sconfitta col Milan, ma quella possiamo anche vederla come un pareggio sui 180 minuti, e, per essere precisi, è proprio così che la penso). Mi dispiace perché era l’occasione per coronare un’impresa; e anche se nelle mie vene scorre parecchio sangue napoletano, mi sarebbe piaciuto vedere la Juventus alzare il trofeo. Perché, lo ripeto ancora una volta, dopo lo scandalo di Calciopoli, la Juventus è l’unica squadra che, vincendo qualcosa, può dire di farlo dopo avere pagato, e caro, per la sua gestione passata. Non parlo di scudetto degli onesti né niente di simile (certe cose sono incommentabili); mi limito a constatare che i bianconeri hanno dovuto ricominciare da capo, e gli altri no; e quindi questo scudetto è una soddisfazione molto maggiore. (Poi, en passant, ci scherzo su e dico che la Juventus non poteva vincere una coppa proprio nel giorno in cui il Torino festeggia la promozione, e con lui una squadra allenata da Zeman. Sono cose inconciliabili.)

E ora andiamo ad affrontare gli Europei ripartendo proprio da due considerazioni: una sulla Juventus, l’altra sugli scandali nel calcio. Parto dalla seconda: in questo articolo ho scritto chiaramente che molte delle vittorie dell’Italia sono frutto di periodi in cui il movimento calcistico nazionale era in ambasce (Calcioscommesse nel 1982, Calciopoli nel 2006) o direttamente la nazione attraversava periodi non proprio memorabili (i Mondiali 1934 e 1938 vinti durante il fascismo). Non so bene come finirà, ma Scommessopoli, da questo punto di vista, potrebbe persino aiutarci. Anche se il clamore attuale mi sembra molto sottotono rispetto al 2006, per fare l’esempio più recente.

Però, se è vero che gli scandali ci aiutano a vincere, è anche vero che, una volta tanto non partiamo con i favori del pronostico: la nuova Italia di Prandelli, che pure ci è piaciuta durante le qualificazioni, nelle ultime partite ha mostrato il fiato corto, nonché notevoli difficoltà nel sostituire alcuni uomini-chiave di questo ciclo (uno su tutti, Giuseppe “Pepito” Rossi): difficoltà ancora più palesi nel momento in cui i preconvocati vedono esclusi tutti i centravanti provati finora (Osvaldo, Matri, Pazzini, Borriello, Gilardino).
Non ci ha aiutato il sorteggio, ma credo che questo sia un falso problema (torniamo sempre lì: ai Mondiali 2010 il sorteggio era stato più che benevolo, e sappiamo com’è andata a finire): anche perché gli Europei, a mio modesto avviso, sono una competizione anche più competitiva dei Mondiali (dove ci sono sì Brasile e Argentina, ma trovi anche l’Arabia Saudita, o la Corea del Nord), pressoché priva di squadre-materasso. Ci toccherà subito la Spagna campione uscente (ma priva di David Villa), il che però, paradossalmente, può anche essere rassicurante: significa che, passando il turno, non la ritroveremmo se non in finale.

Quindi, come ho detto, un avversario vale l’altro; e guai a sottovalutare Croazia e Irlanda, quindi. Ce la faremo? E qui viene fuori la prima considerazione: la Juventus. Ce la faremo se il blocco juventino (Buffon, Chiellini, Barzagli, Bonucci, Pirlo, Marchisio) reggerà il campo nel migliore dei modi (è solo una delle condizioni necessarie, ma secondo me è la principale). Non dimentichiamo che è la nostra prima competizione senza Cannavaro: vero che ha saltato gli Europei 2008 per infortunio (e sappiamo come andò a uno sfortunato Donadoni), ma è anche vero che è stato condizionante nel bene e nel male, nell’ultimo lustro: saracinesca davanti a Buffon nel 2006, inguardabile quattro anni dopo (è merito suo e di Chiellini se abbiamo preso gol su rimessa laterale, uscendo con ignominia dopo tre partite). E nel blocco juventino metto anche giocatori come Criscito e Giovinco, che vengono pur sempre da quella scuola; specie il nanerottolo che ha giocato a Parma mi incuriosisce: spero che si dimostri all’altezza di questo livello (sì, ho scritto altezza, e non è un caso).

Dopotutto, a ben pensarci, è stato l’anno in cui spesso hanno vinto squadre che, ai nastri di partenza, non erano certo in prima fila: una Juventus rinnovata e affidata a un allenatore nuovo per quei livelli; la Liga l’ha vinta il Real Madrid, e non il Barcelona pigliatutto (o quasi); il Manchester City ha trionfato all’ultimo tuffo in Premier League; la stessa Juventus era più quotata del Napoli per la Coppa Italia, che però poi è finita a Sud. E la Champions è stata vinta da un Chelsea troppo presto dato per cotto e decotto. Lo dico senza farmi illusioni: in queste condizioni, sperare è comunque lecito.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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