La favola della Coppa dalle lunghe orecchie

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Ci avviciniamo alla grande serata del calcio europeo. La coppa dalle lunghe orecchie, il più prestigioso trofeo per club, sta per eleggere la nuova regina del calcio continentale tra i tedeschi del Bayern Monaco e gli inglesi del Chelsea.

Quella di stasera sarà la 57^ finale e per la quarta volta Monaco di Baviera avrà l’onore di essere la sede ospitante. Mezzo secolo di storia passata tra personaggi, storie particolari e purtroppo tragedie. La manifestazione nacque per volontà della Fifa negli anni cinquanta e vide la luce nel settembre del 54 con il match tra Benfica e Partizan Belgrado. Curioso il comportamento che ebbe l’Uefa nel corso degli anni; il massimo organismo europeo inizialmente si mostrò pessimista e limitò la partecipazione a una sola rappresentante per nazione per evitare di far perdere valore ai campionati nazionali. Negli ultimi anni, però, abbiamo assistito alla trasformazione da Coppa Campioni a Champions League con conseguente allargamento delle squadre e una trasformazione in una sorta di mini campionato europeo per club.

Il Real Madrid è la squadra che vanta il maggior numero di vittorie con nove successi in bacheca. Gli spagnoli dominarono le prime cinque edizioni grazie a Di Stefano e Gento e successivamente la rosa fu arricchita dalla presenza dell’ungherese Ferenc Puskas. Sotto i loro colpi caddero la Fiorentina di Fulvio Bernardini nel 57 e il Milan di Viani nel 58. A interrompere il dominio madrileno ci pensò il Benfica tra le cui fila giocava un giovanissimi Eusebio, un ragazzo molto promettente che con gli anni divenne uno dei giocatori portoghesi più forti di sempre. Il Real tornò al successo nel 66 rimontando lo svantaggio iniziale subito dal Partizan Belgrado, poi seguì un trentennio amaro che si sbloccò nella primavera del 98 con una rete di Mijatovic nell’Amsterdam Arena contro la Juventus. Nel 2000 il Real fa faville sul mercato, spende molto e si arricchisce ldi campioni acquistando il soprannomme di “galacticos”; nel 2000 con il Valencia è una passeggiata nel primo derby di finale e due anni più tardi, a Glasgow, trionfo sul Bayer Leverkusen grazie a una realizzazione al volo di Zidane che rimarrà stampata nella memoria dei tanti appassionati.

Di squadre epiche ce ne sono state tante in questo mezzo secolo di storia calcistica. Nei primi anni settanta l’Ajax di Crujjf centrò un tris favoloso gettando le basi per il “calcio totale” che avrebbe portato la nazionale olandese per due volte in finale ai mondiali. Una nuova visione di gioco, più dinamica e innovatica che colse impreparate le difese avversarie. Antagonisti del calcio totale furono la Germania Ovest in campo nazionale e il Bayern Monaco a livello di club. Nella seconda metà degli anni settanta arrivarono tre vittorie in Coppa per i bavaresi di Rummenigge, Beckembauer, Muller, Maier e Hoeness.

Tra il 78 e l’80 spazio alla straordinariaf avola del Nottingham Forest. Una provinciale che salì per ben due volte sul trono di Europa grazie all’intelligenza tattica di Brian Clough. Arrivando ai giorni nostri non si può non citare il Manchester United di Ferguson e quella rimonta ai danni del Bayern Monaco in piena zona Cesarini che ha del clamoroso. Dulcis in fundo il Barcellona di Messi e Guardiola, la grande assente di questa sera. Per qualcuno la squadra più forte di tutti i tempi; di sicuro un undici in campo che sa far divertire con il suo Tiki-Taka e quel suo atteggiamento offensivo capace di intimorire l’avversario.

L’Italia quest’anno si è fermata con largo anticipo; il nostro calcio però mantiene un palmares di tutto rispetto fatto di 12 vittorie e 14 sconfitte tra cui va ricordato il derby Milan-Juventus di Manchester terminato solo ai calci di rigore. Tante gioie e tanti dolori e quel dramma dell’Heysel che è ancora vivo nel ricordo dei tifosi juventini. Il primo successo in questo torneo della Vecchia Signora fu macchiato infatti dal sangue di 39 sfortunati che non fecero più ritorno dalla capitale belga. Una tragedia assurda che sconvolse l’opinione pubblica e il mondo del calcio e fece conoscere all’Italia la violenza del fenomeno hooligans. Undici anni dopo la Juve tornò a festeggiare e stavolta lo fece all’Olimpico di Roma in una splendida cornice di pubblico. La Fiorentina è stata la prima squadra italiana a qualificarsi per una finale, mentre il Milan di Nereo Rocco fu la prima a vincerla nel 63 a Wembley grazie alla doppietta di Altafini. In casa rossonera indimenticabili le due vittorie del Milan stellare di Sacchi con Silvio Berlusconi che muoveva i primi passi come presidente. Ci fu anche il Milan di Capello tanto bello quanto sfortunato con due finali perse.

Tre i successi dell’Inter, tutti prodotto della famiglia Moratti. Angelo, il padre, fu l’artefice delle due vittorie negli anni sessanta, Massimo, il figlio, portò Mourinho a Milano e regalò ai tifosi interisti una stagione da “Triplete”. Roma e Sampdoria arrivarono a un passo dallo scrivere il proprio nome nell’albo d’oro. I giallorossi fallirono l’occasione della loro vita nel 1984, all’Olimpico di Roma, quando furono i rigori a dire di noi ai capitolini, facendo piombare nella disperazione l’intero stadio che si preparava a vivere una festa. Una punizione ben calibrata di Koeman, invece, punì amaramente la Sampdoria di Vialli e Mancini, una squadra che avrebbe meritato maggior gloria.

Elia Modugno
Elia Modugno
Nasce a Roma il 30 maggio 1979 mentre il Nottingham Forest di Brian Clough vinceva la sua prima Coppa Campioni. Radiocronista sui campi dell’Eccellenza laziale, adora il calcio minore ed il futsal.

L’anatema di Maurìto

Dietro questo pezzo c'è una premessa, che sa di promessa fatta ad uno dei caporedattori storici di Mondopallone. Non faccio il nome per motivi...
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