Io sto con Delio: quando sbagliare non è disumano

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E ora tutti contro Delio Rossi il mostro violento. Ora è lecito andare oltre l’uomo mite, schietto e onesto che ha sempre dimostrato di essere, dentro e fuori dal campo. Oltre la mancanza di rispetto e d’educazione, oltre tutto. Ora è lecito solo condannare.

Beh, a mio parere, non è la cosa più consona da fare. Perché va bene tutto, va bene la censura e la punizione della violenza, della reazione smisurata, del danno d’immagine (ne siamo sicuri?) arrecato alla società tutta, allo spettacolo indegno “regalato” ai tifosi, allo stadio e a casa. Va bene rimanere basiti di fronte ad un’altra immagine poco edificante che il nostro calcio regala di se’, ma è troppo semplice addossare la colpa al gesto e non al resto, al contorno, alla provocazione becera.

Premettendo che, in ogni caso, non è giustificabile una reazione di questo tipo, è un atto dovuto ragionare più a fondo sulla vicenda Rossi – Ljajic. Perché qui è mio interesse ribadire, semmai qualcuno non l’avesse bene a mente, che è un diritto a dir poco sacrosanto quello dell’allenatore di sostituire un proprio giocatore, dopo un’ora come dopo un minuto. In fondo, quello è il lavoro per cui siede su quella benedetta panchina.

Giustificare un ragazzo di 21 anni che si rivolge in questo modo ad una persona con 30 anni di più è un atto che non deve essere accettato. Il giocatore è pagato per stare in campo, al servizio dell’allenatore, della squadra, della società e dei tifosi, e dare il massimo, nel rispetto delle norme etico-sportive che si convengono ad un atleta che viene seguito e osservato in tutti i suoi movimenti da milioni di persone, tra cui bambini. Il discorso, che ovviamente vale anche per Delio Rossi, non deve passare inosservato. Perché lo sport è prima di tutto rispetto, dei ruoli, delle persone e delle decisioni di chi ha l’autorità necessaria per prenderle.

Un giocatore, campione o dilettante che sia, non può e non deve permettersi di discutere, specialmente se in modo plateale e offensivo come successo questa sera, le scelte del tecnico, che si prende giustamente l’autorità di toglierlo dal campo. Se poi il calciatore in questione non fa il proprio dovere, e cioè gioca da 4 in pagella, come Ljajic, allora il silenzio non solo è buon senso, diventa anche un obbligo. Troppo facile ora far sì che il co-responsabile del fattaccio sia graziato. Troppo facile censurare solo il gesto violento (che, ripeto, è un’azione più che necessaria), troppo facile crocifiggere Delio Rossi sul monte dei maneschi.

No, non può e non deve funzionare così. La provocazione deve essere punita, altrimenti diventa lecito tutto: istigare avversari e tifoserie contrapposte, ingannare l’arbitro, rendere il calcio lo sport della prevaricazione della lealtà a vantaggio del non rispetto e della mancanza di disciplina. Bisogna cambiare, è un problema di mentalità, di tutti, del violento e dell’arrogante, del delirante e del cafone.

Io sto con Delio, perché se condanno il gesto, non posso non cercare di comprendere cosa ha potuto innescare una tale azione. Chiamatemi facinoroso, se volete, siamo tutti innocenti. Poi abbiamo il calcio scommesse e Calciopoli, lo schiaffo di Delio Rossi e tutto il resto. E’ per i falsi angeli che il nostro calcio non cresce.

Marco Macca
Marco Macca
Vive a Formia (Latina) e studia Scienze della comunicazione a Roma. Collabora, oltre che con Mondopallone.it, con Calciomercato.it e con seriebnews.com.

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