Macerie sotto la “Lanterna”

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Dalle stelle alle stalle: è questa probabilmente la miglior definizione per riassumere le ultime stagioni di Genoa e Sampdoria, le due rappresentative storiche della città di Genova nel calcio ad altissimo livello. Nove scudetti il Genoa (il club professionistico più antico d’Italia fondato nel settembre 1893), tutti compresi tra il 1898 e il 1923, “solo” uno per la Sampdoria nel campionato 90/91, quella di Vialli e Mancini.

Dopo stagioni e stagioni di anonimato a cavallo tra gli anni ’60 e ’80 si prospettava un futuro roseo per le due squadre del capoluogo ligure, previsioni che proiettavano Genova appena dietro Milano e Roma tra le capitali del calcio italiano. Prima il Genoa nella stagione 2008-2009 ha conquistato uno strepitoso quinto posto (valevole per la qualificazione alla fase a gironi dell’Europa League) grazie soprattutto ad un mercato estivo scoppiettante ed al ritorno del “principe” Diego Milito, autore anche di una tripletta nella stracittadina di ritorno. Poi fu la Sampdoria a compiere l’impresa nell’anno successivo, riuscendo addirittura a piazzarsi al quarto posto al termine della stagione 2009-2010, e qualificandosi quindi alla fase preliminare della Champions League: un traguardo storico per i blucerchiati, letteralmente trascinati dalla fantasia di Antonio Cassano e dalla concretezza di Giampaolo Pazzini, oltre alla garanzia di un reparto difensivo molto solido. Un sogno che non diventò realtà – nell’agosto 2010 – soltanto per una manciata di minuti: i blucerchiati, sconfitti 3 a 1 in Germania dal Werder Brema, al 90′ conducevano per ben tre reti a zero davanti ad un “Ferraris” completo in ogni ordine di posto. Poi la doccia fredda, con il gol di Rosenberg che consegnò la partita ai supplementari e, successivamente, la vittoria ai tedeschi.

La gioia dei tifosi per il raggiungimento dell’Europa si trasformò però in lacrime soltanto 365 giorni dopo, quando la squadra del presidente Garrone retrocedette nella serie cadetta al termine di una stagione surreale, con l’addio combinato di Antonio Cassano e Giampaolo Pazzini (con destinazione Milano) nel mercato di riparazione ed un girone di ritorno disastroso che portò ad un risultato talmente negativo quanto neanche lontanamente immaginabile all’inizio della stagione.

L’orrore a cui abbiamo assistito oggi a Genova, durante il match tra Genoa e Siena, potrebbe essere invece una fase del declino della squadra rossoblu, con i giocatori letteralmente ostaggi dei “tifosi” e costretti a togliersi la maglia perché non degni di indossarla. Un pubblico da sempre fedele alla propria squadra (ricordiamo, ad esempio, l’episodio in cui, sullo 0 a 5 in casa contro l’Inter, tutto lo stadio continuò imperterrito a sostenere gli undici in campo) stavolta compie un gesto assolutamente disgustoso e da condannare, come ha prontamente commentato anche il presidente Enrico Preziosi: “Io spero che ci diano una squalifca del campo per essere più sereni“.

Un’immagine bruttissima per il calcio italiano, con famiglie intere costrette ad abbandonare e a scappare, come fosse terreno di guerra, il loro settore a causa dell’invasione degli ultras. Soltanto otto giorni fa moriva in campo Piermario Morosini, e vedere certe scene fa veramente distogliere l’attenzione su quali siano le dinamiche davvero importanti nella vita, soprattutto dopo i giustissimi appelli che tutte le parti sociali hanno divulgato in questa settimana.

Evitando comunque volontariamente di continuare ad approfondire il lato etico-morale della questione perché, secondo me, inutile (per mia personalissima mancanza di fiducia nei confronti della società calcistica italiana), resta comunque un mistero come una squadra composta da giocatori dal talento e dall’esperienza di Frey, Kaladze, Veloso, Gilardino e Palacio non riesca a tirarsi fuori dalla lotta per la salvezza e mostrando un gioco, per usare un eufemismo, decisamente non spumeggiante.

La luce della “Lanterna” sembra essersi affievolita notevolmente, con i tifosi genoani speranzosi che, al termine della stagione, non si spenga definitivamente, mentre dall’altra parte della città i blucerchiati rincorrono ancora la speranza di raggiungere i playoff, per tentare l’immediata risalita in Serie A dopo un inizio difficilissimo nella serie cadetta.

Alessandro Lelli
Alessandro Lelli
Nato a Genova nel maggio 1992; è un appassionato di calcio, basket NBA e pallavolo (sport che ha praticato per molti anni). Frequenta la facoltà di Scienze Politiche, indirizzo amministrativo e gestionale.

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