La favola di Apoel

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Dopotutto, Apoel è un nome che potrebbe benissimo stare accanto a Gretel e compagnia bella: il titolo è giustificato. Ma quella della squadra cipriota è davvero una favola? Forse a Nicosia la pensano, almeno in parte, diversamente. Ma mi piace prenderla un po’ più alla lontana.

Sicuramente ognuno ha il suo motivo personale per trovare simpatica una squadra di cui si sapeva pochissimo fino a due anni fa (quando arrivò ai gironi di Champions League, finendo però eliminata). Il mio motivo personale sta nello scioglimento del nome: traslitterato, risulta Athlitikós Podosfairikós Ómilos Ellínon Lefkosias. Ómilos sta per “gruppo”, Athlitikós per atleti, Ellínon per la Grecia e Lefkosias vuol dire Nicosia (oh yes). Ma a farmi impazzire è il Podosfairikós: non conosco la lingua greca (ma la so leggere), ma in quel podo ci stanno i piedi, e in quello sfairikós ci sta la sfera che 22 giocatori si contendono. Piede più sfera uguale calcio. Per dirla con FaceBook, “Mi piace”.

Detto questo, c’è della simpatia in più nel vedere questo undici crescere fino a mettersi alle spalle due corazzate (almeno economicamente) come Zenit Sanpietroburgo e Shaktar Donetsk, oltre ad una grande e blasonata come il Porto. E poi, ottenuti gli storici ottavi, fare fuori (anche se all’ultimo tuffo) il Lione, che se pure non è più quello di qualche anno fa, rimane una squadra da vertici continentali. (Poi si potrebbe ragionare molto sui tifosi che assediano l’albergo dei francesi, questo sì.) Quindi: massima simpatia per i ciprioti entrati tra le migliori otto squadre d’Europa.

Ma dove e quando nasce il fenomeno Apoel? Anzitutto c’è da dire che si tratta di una società polisportiva (comprendente anche basket, pallavolo, tennistavolo, ciclismo e addirittura bowling), come lo sono anche il Real Madrid e il Barcelona; dal 2008 a oggi è guidata dal presidente Phivos Erotokritou, e in panchina siede il serbo (di passaporto greco) Ivan Jovanović; la sensazione è che potrebbero rimanere al timone per i secoli a venire.

Sul campo, qualcuno esagera sostenendo che non sia una squadra di giocatori proponibili alle nostre latitudini: nell’insieme giocano un gioco convincente, anche se l’età media non mi suggerisce giocatori futuribili per il nostro campionato (forse solo il macedone Tričkovski, 24enne); ma l’insieme della squadra mi fa credere che tutto sia possibile: se Milito ha vinto la Champions da protagonista quando aveva già 31 anni (e se l’Arsenal per poco non ribalta un risultato già scritto…), perché mai il trentunenne Solari non potrebbe provare per una squadra nostrana? Probabilmente perché a Cipro, dopo una dinastia decennale, con l’Apoel giocherebbe a livello europeo. Cosa che poche squadre nostrane potrebbero offrirgli — e sono tutte compagini che difficilmente lo comprerebbero.

Ora, se Nicosia ride, Basilea (guidata da due vecchie volpi come Streller e Frei) ancora non si sa, però nel frattempo si sono portati avanti: 1-0 casalingo sul Bayern Monaco; sapremo nella serata di martedì 13. Ma lasciateci sperare che quest’anno le eccezioni siano due.

Post scriptum. Magari qualcuno non sarà d’accordo con me, ma ci tengo a dissociarmi pubblicamente dallo striscione apparso due giorni fa su Gianluca Pessotto. Non sono tipo da non capire l’ironia o da non apprezzarla — ma ironizzare su qualcuno che ha tentato di togliersi la vita, beh, mi sembra sempre fuori luogo. E mi fa un certo effetto vedere che nessuno ha immortalato l’evento, giusto per vedere le facce di chi ha avuto la pensata.

Pietro Luigi Borgia
Pietro Luigi Borgia
Cofondatore e vicedirettore, editorialista, nozionista, italianista, esperantista, europeista, relativista, intimista, illuminista, neolaburista, antirazzista, salutista – e, se volete, allungate voi la lista.

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