Una sola luce nella mediocrità del calcio italiano: il migliore allenatore di serie A… allena in B!

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@ con la collaborazione di Francesco ‘Scarface’ Scafà

Nel gelo domenicale e nel freddo della capitale il calcio italiano si riaccende. Niente fenomeni alla Messi o alla Cristiano Ronaldo bensì una squadra giovane, bella da vedere e d’ammirare, allenata da un tecnico, che magari non sarà il più bravo del mondo, ma che almeno ha delle idee, ha una filosofia, e soprattutto ci mette la faccia in ogni scelta, giusta o sbagliata che sia. Lo spettacolo si chiama Roma, un progetto iniziato quest’estate e impostato da un magnate americano, a dimostrazione che da quelle parti non masticano solo Nba o Football. Di mezzo un dirigente capace e soprattutto competente (cosa rara nel nostro calcio), quel Walter Sabatini bistrattato tempo fa dal presidente del Palermo Zamparini ma che in poco tempo ha saputo costruire una squadra piena di ambizioni e piena di talento, su tutti Lamela. Un lavoro duro complice anche l’avvento dell’amico di Capello, il noto Franco Baldini, famoso dirigente salito alla ribalta esclusivamente per meriti sportivi, anzi d’anagrafe visto lo scandalo passaporti che lo ha reso protagonista negli anni scorsi. Il tutto affidato alle sagge mani del tecnico spagnolo Luis Enrique, che dalla scuola Barça ha preso ogni pregio possibile ma che avrà necessariamente bisogno di ulteriore tempo per poter riportare ai massimi livelli i giallorossi. Il day after del poker rifilato all’Inter ha portato in dote il tanto sospirato rinnovo di contratto di Daniele De Rossi: sulle cifre meglio non soffermarsi più di tanto visto che variano a ogni cantar del gallo, mentre c’è da fare un plauso alla sincerità e onesta del ‘Capitan futuro’ che tra le altre cose ha dichiarato di aver parlato nelle settimane scorse con altre società, affermando che al di là dell’affetto e del cuore per il rinnovo è servito soprattutto aprire il portafoglio (come è giusto che sia). Chapeau Daniele

Come direbbe Califano – Il resto è noia – o almeno mediocrità: questo è l’aggettivo più consono per definire in una sola parola il calcio italiano. Mediocrità che non risiede solo nella mancanza di grandi campioni nel campionato ma che è presente sopratttuto in coloro che lo governano, principalmente in quei club che lo fanno da padrone: Milan, Inter e Juventus. P.S. Sarebbe stato assai lungo citarle tutte! I rossoneri guidati dal dirigente più mediatico che ci sia, Adriano Galliani: il geometra, uomo di storica fiducia del presidente Berlusconi ha illuso tutto e tutti, o almeno chi ancora gli crede, sul caso Tevez: da novembre fino alla chiusura del mercato di gennaio ha convinto tutti che l’argentino ribelle si fosse legato al Milan solo per una questione di cuore e di blasone: come se domani mattina un abbonato alla ‘Pay per wiev’ decidesse di cambiare tipo di abbonamento, senza versare un euro a Premium o Sky che sia, stipulando un contratto basato solo ed esclusivamente sull’amore e sul blasone. Chissà se accetterebbero una proposta del genere i dirigenti a capo delle televisioni a pagamento. Conclusosi negativamente il caso legato all’Apache argentino (ovviamente il City non poteva che rifiutare l’offerta del Milan), in casa rossonera si è aperto quello relativo alla squalifica di Ibra: schiaffo ad Aronica e tre giornate lontane dal campo per lo svedese, che in un altro campionato avrebbe di sicuro beccato una punizione ben peggiore, ma visto che siamo in Italia il caso è diventato fuffa, non rimarrei sopreso se la squalifica si riducesse a 2 giornate.

Mediocrità lampante anche nella dirigenza dell’Inter: Branca e Paolillo da due anni non ne combinano una giusta, avallati dal presidente Moratti, rimasto forse ancora seduto, almeno col pensiero, sulle poltroncine della tribuna del Bernabeu. Zero investimenti mirati e soprattutto zero prospettive per la prossima stagione. Squadra vecchia, logora, che in sette anni ha si vinto tutto ma nel calcio è sempre sbagliato guardare indietro, altrimenti si rischia di perdere il lume della ragione. Partito Eto’o in estate, risparmio enorme d’ingaggio per la società nerazzurra ma in compenso la perdita dell’attaccante camerunense è stata la rinucia definitiva alle più alte ambizioni: al suo posto Forlan e Zarate, il primo un grande campione del passato, l’altro un campione lo sarà stato in un’altra vita o nell’oratorio sotto casa. Somma delle due operazioni: 29 milioni tra costo del cartellino e ingaggi lordi. Bell’affare direi, la classifica infatti parla chiaro. Lontani dal duo di testa e in misera lotta per un terzo posto che se dovesse arrivare bisognerà quantomeno mettere una targa celebrativa a Ranieri, di fianco a quella riposta per Mourinho.

Quando si parla di noia e mediocrità è facile pensare alla Juventus. Non dal punto di vista sportivo, dove comunque i ragazzi guidati da Conte stanno giocando oltre le più rosee previsioni, bensì dal punto di vista dirigenziale. Agnelli che appena trova un attimo per parlare non fa altro che ritornare a Calciopoli e all’amico di famiglia, Lucianone Moggi. COLPEVOLI, giudicati almeno così dalla Giustizia Sportiva ma con ancora il coraggio e la faccia di presentarsi alle telecamere per sparare a raffica contro altre società o addirittura contro persone oltrepassati all’aldilà.

Orrore assoluto che offusca quanto di buono stanno facendo i bianconeri sul campo e che dimostra ulteriormente la pochezza e la bassezza dei nostri dirigenti, tanto da far trovare facilmente una risposta alla continua domanda che si pongono tifosi e non: “Per colpa di chi il calcio italiano sta andando in rovina?“.

ONORE A ZEMANCalcio, questo è il calcio: frase non più azzeccata per onorare Zdenek Zeman. Il suo Pescara vola in serie B con un calcio spumeggiante ma allo stesso tempo semplice e leggero. Piacevole da guardare e d’ammirare, il boemo è uno dei pochi Maestri rimasti in attività nel nostro calcio. Un delitto atroce non vederlo in qualche panchina importante, ma perchè mai intaccare la MEDIOCRITA’ del nostro calcio? Zeman resta un fuoriclasse assoluto!

Resta comunque il miglior tecnico della Serie A, anche se allena in serie B!

Napoli, Lotito, Stadi, guerra in Lega Calcio e tanti altri potrebbero essere gli argomenti di questo editoriale, ma ahimè il tempo è terminato, almeno il mio.

 

<Non voglio nè onore e titoli nè diventar signore ma solo, di questo pubblico, restare il servitore> cit.

 

To be continued…

RAFFAELE AMATO             Twitter @6RA9

Raffaele Amato
Raffaele Amato
Nato a Formia (Latina), collabora con vari siti d’informazione. La sua più grande passione è il giornalismo sportivo, e considera MondoPallone.it una grande occasione per poter crescere professionalmente.

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